Sarà inaugurata il 10 febbraio prossimo alle ore 17.30 al Museo archeologico Nazionale di Locri l’esposizione “Nostos. Tesori locresi tornano a casa”, curata da Elena Trunfio e Maurizio Cannatà. La mostra ha lo scopo di riaccendere la memoria sull’importante stagione di ricerche che ha caratterizzato l’Italia preunitaria, con la formazione del Real Museo Borbonico di Napoli, nel quale confluivano le principali scoperte archeologiche di tutto il Meridione. Grazie alla sinergia attuata tra la Direzione Regionale Musei Calabria e il Museo Archeologico di Napoli, erede del museo borbonico, nell’ambito della mostra “Bizantini. Luoghi, simboli e comunità di un impero millenario”, due ‘tesori locresi’ appartenenti alla collezione “Magna Grecia” del museo partenopeo ritornano oggi simbolicamente ‘a casa’, nello stesso luogo in cui furono rinvenuti alcuni secoli fa, a testimonianza dell’importante contributo fornito dall’antica Locri Epizefiri alla conoscenza della storia della Magna Grecia.
«All’inaugurazione del Museo Archeologico, nel maggio scorso, il Direttore della Direzione regionale Musei della Calabria, Filippo Demma, aveva fatto una promessa: ci saremmo impegnati a riportare a casa alcuni reperti locresi oggi dislocati in diverse parti d’Italia. Questa esposizione è il primo passo per dimostrarvi che stiamo lavorando a questo ambizioso progetto. Grazie alla disponibilità del Direttore del Museo Archeologico di Napoli, Paolo Giulierini che ringraziamo, abbiamo la possibilità di presentare due reperti di pregevole importanza, oggi appartenenti alla collezione Magna Grecia del museo partenopeo, che sono evocativi di una stagione di ricerche ricchissima, in cui Locri Epizefiri ha svolto un ruolo da protagonista – ha commentato la Direttrice del Museo Elena Trunfio».
L’inaugurazione dell’esposizione, che sarà visitabile fino al 10 aprile 2023, sarà presieduta dal Direttore ad interim della Direzione regionale Musei Calabria. Oltre ai curatori interverrà Daniela Costanzo, archeologa del Ministero della Cultura, che racconterà la felice stagione di ricerche archeologiche in Magna Graecia prima dell’Unità d’Italia e aiuterà i visitatori a comprendere le motivazioni alla base del trasferimento a Napoli dei reperti locresi.
«Si tratta di due reperti particolarmente rappresentativi – spiega Maurizio Cannatà, Direttore del Museo Archeologico Nazionale di Vibo Valentia e co-curatore dell’esposizione – Il grande cratere attico a figure nere, confluito nelle collezioni napoletane nei primi decenni dell’800, rievoca i rituali compiuti dagli antichi Locresi nel Persephoneion della Mannella, il più illustre dei santuari d’Italia come ci ricorda lo storico Diodoro Siculo. Il secondo reperto è un kibotos, un modellino fittile di tavolo, che riproduce fedelmente e in tridimensionale gli arredi raffigurati nei più noti pinakes, lo strumento narrativo per eccellenza della religiosità locrese. Un ‘piccolo ritorno’ in termini quantitativi, dunque, ma un ‘grande ritorno’ in termini di valenza identitaria e di significato storico».