A quasi due settimane dagli eventi alluvionali che hanno colpito l’alto Jonio cosentino, il dibattito pubblico sul tema è solidamente concentrato sulla conta dei danni, e sulla quantità di denaro necessario per rimettere in sesto le zone colpite. Giusto, e importante. Ed è un segnale positivo, da apprezzare, la velocità con la quale è stato deliberato lo stato di emergenza per la zona ionica cosentina colpita il 12 agosto scorso. La richiesta era stata avanzata il 18 agosto dalla Giunta regionale della Calabria. Eppure, ad oggi, incassato questo risultato prioritario, di prevenzione e messa in sicurezza del territorio si è smesso di parlare. E solo qualche annuncio sembra rompere l’imbarazzante silenzio calato su questo argomento.
Gli eventi alluvionali che tra la fine di luglio e la prima metà di agosto hanno interessato ampie aree della Calabria – prima Soverato e Caminia, alcune zone delle Reggino e in maniera più violenta l’alto ionio Cosentino (Corigliano – Schiavonea – Rossano) – rappresentano l’ennesima riprova della fragilità del territorio regionale, notoriamente esposto al rischio idrogeologico. Da questo punto di vista non si può più perdere tempo: bisogna investire nella prevenzione in una regione in cui nessuno dei 409 comuni rimane al di fuori del problema.
Non è più plausibile rimanere impreparati dinanzi al verificarsi di tali fenomeni. Come Ordine dei Geologi non ci stancheremo mai di dire che la pianificazione organica e la manutenzione accurata del territorio rappresentano la strategia di base per contrastare le criticità idrogeologiche, come non si può prescindere dalla sensibilizzazione della collettività rispetto ai rischi territoriali e alle procedure di protezione civile. Ricordiamoci che l’educazione ai rischi rappresenta il primo passo verso la prevenzione.
Una politica seria dovrebbe inserire questi punti tra le priorità massime su cui operare rapidamente con costanza e lungimiranza. Ciò nonostante, negli ultimi anni, ritardi, negligenze e mancanza di una seria programmazione, hanno reso la Calabria un “colabrodo malconcio” che espone a rischio l’incolumità dei suoi stessi abitanti e, peraltro, rallenta anche le economie locali, già di per sé povere. Su questo fronte, i numerosi appelli di sollecito dell’Ordine dei Geologi sono rimasti inascoltati.
Presidente Ordine dei Geologi della Calabria
Francesco Fragale