Lo scorso 18 settembre, i Carabinieri della Stazione di Platì hanno tratto in arresto BARBARO Francesco cl.27, in ottemperanza del provvedimento di esecuzione di pene concorrenti emesso dall’ufficio esecuzioni penali della Procura Generale della Repubblica presso la Corte d’Appello di Reggio Calabria. Tale provvedimento fa seguito al rigetto della VI^ sezione della Corte di Cassazione al ricorso proposto dagli avvocati dell’arrestato contro la sentenza del 16 giugno u.s. quando, i giudici della Corte d’Assise d’Appello di Reggio Calabria hanno condannato a 30 anni di reclusione i boss Francesco BARBARO, di 88 anni, e Antonio PAPALIA, 75 anni, ritenuti, rispettivamente, l’esecutore materiale e il mandante dell’efferato omicidio del Brigadiere dei Carabinieri Antonino MARINO.
Il BARBARO, avendo già subito in precedenza una condanna a 25 anni di reclusione, poiché ritenuto responsabile di un sequestro di persona commesso tra il 9.10.1981 ed il 14.03.1982, non ha potuto beneficiare dell’istituto del cumulo giuridico, scontando il residuo dei 30 anni, bensì, ai sensi dell’articolo 73 del Codice Penale che prevede che “quando concorrono più delitti, per ciascuno dei quali deve infliggersi la pena della reclusione non inferiore a ventiquattro anni, si applica l’ergastolo”, è stato sottoposto al carcere a vita.
Impegnato principalmente nel contrasto alla ‘ndrangheta, il Brig. Marino, prima del suo vile assassinio, ha retto per molti anni il comando della Stazione Carabinieri di Platì. Profondo conoscitore della criminalità organizzata locale, ha svolto varie indagini su traffici illeciti e sui numerosi sequestri di persona che in quegli anni rappresentavano una delle principali attività criminali della zona, contribuendo ad assicurare alla giustizia diversi esponenti della ‘ndrangheta.
Il 9 settembre 1990, il Brigadiere, mentre si trovava a Bovalino Superiore con la propria famiglia in occasione della festa patronale, fu avvicinato da un killer, il quale, approfittando della confusione che regnava in paese e della concomitante esecuzione di uno spettacolo pirotecnico, gli esplose contro una decina di colpi di pistola, dileguandosi poi nel buio. Nell’agguato furono colpiti oltre al sottufficiale, all’epoca trentenne, anche la moglie incinta e il figlio Francesco di 1 anno, oggi Tenente nell’Arma dei Carabinieri.
Il 2 settembre 1993 al Brig. Marino è stata conferita la Medaglia d’oro al valor civile con la seguente motivazione “Comandante di Stazione impegnato in delicate attività investigative in aree caratterizzate da alta incidenza del fenomeno mafioso, operava con eccezionale perizia, sereno sprezzo del pericolo e incondizionata dedizione, fornendo determinati contributi alla lotta contro efferate organizzazioni criminali fino al supremo sacrificio della vita, stroncata da vile agguato. Splendido esempio di elette virtù civiche e di altissimo senso del dovere”; mentre il 30 settembre 2011 a Platì è stata intitolata alla sua memoria la locale caserma Carabinieri.
Le indagini sull’omicidio ebbero una svolta con le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Antonino CUZZOLA che aveva raccontato agli investigatori che erano stati proprio i BARBARO-PAPALIA ad ordinare l’uccisione del militare per vendicarsi dell’attività investigativa avviata dal Comandante di Stazione sulle cosche presenti nel piccolo comune aspromontano. La Cassazione, non condividendo l’assoluzione in Appello dei due imputati, rinviò nuovamente tutto a Reggio Calabria per una più approfondita valutazione. Fondamentali in tale ottica sono state alcune intercettazioni dell’inchiesta “Platino” relativa alla presenza della ‘ndrangheta in Lombardia, nelle quali si faceva proprio riferimento al brutale assassinio.