Oggi abbiamo assistito ad un evento singolare: a seguito del presidio dei lavoratori della catena di supermercati SIMPLY di Reggio Calabria, la Prefettura decide di ricevere una delegazione di lavoratori e di sindacati.
È incomprensibile che non sia ammessa la delegazione del SUL, nonostante questo sindacato abbia una consistente rappresentanza in quell’azienda. La motivazione adotta è che per essere ricevuti occorreva una specifica richiesta d’incontro che il SUL non aveva presentato. Medesimo trattamento veniva riservato a quegli esponenti politici, Gianni Nucera consigliere regionale e Demetrio Delfino presidente del Consiglio Comunale di Reggio Calabria, che hanno partecipato con i lavoratori al presidio e si sono impegnati a produrre atti nella loro qualità di rappresentanti istituzionali.Ins omma, la Prefettura non ha ritenuto di dover accelerare le audizioni, ma si è attenuta ad una rigida formalità burocratica, anche in presenza dell’urgenza di un intervento e della necessità di assicurare sponde di legalità.
Abbiamo sempre considerato la Prefettura come uno dei fondamentali presidi di legalità, non come una sorta di sarcofago burocratico che applica ottusamente un protocollo neutro e non tarato sulle urgenze.
Comprendiamo, però, la difficoltà della Prefettura: un anno e mezzo addietro avevamo scritto ai curatori giudiziari aziendali e, successivamente, alla Prefettura stessa per lanciare l’allarme sulla crisi profonda e devastante che si profilava per quel gruppo commerciale, anche in virtù di una gestione assai deficitaria. A quell’epoca vi erano 100 dipendenti, oggi 60 che hanno 7/8 mesi di salario arretrato, ci sono scaffali vuoti, entrate ridotte al lumicino e c’è una procedura di fitto di ramo d’azienda sulla quale non si è avuta, finora, alcuna notizia. Si spera che l’incontro con i curatori giudiziari ed i loro consulenti, fissato per domani, possa servire a dare ai dipendenti in angoscia una ipotesi praticabile per il loro lavoro ed il loro stipendio futuro.
Dispiace che la Prefettura non abbia compreso quanto sia delicata la situazione di una azienda sottoposta a curatela giudiziaria in relazione al sequestro di beni per reati di carattere mafioso. Aziende sequestrate e confiscate vanno difese e supportate per impedire che i dipendenti che si vengono a trovare privi di lavoro e di stipendio possano convincersi che le situazioni precedenti fossero di gran lunga migliori e che la legalità può diventire un peso per i più deboli. Crediamo che così non si faccia bene il mestiere di custodi della legalità nel territorio, soprattutto in una città, come Reggio Calabria, nella quale c’è una necessità spasmodica di strutture dello Stato funzionanti ed impegnate.
ALDO LIBRI
SEGRETARIO SUL REGGIO CALABRIA