“Nelle prime ore giovedì 23 gennaio 2014, in diverse località della provincia, i militari della Compagnia di Vibo Valentia e Tropea, supportati dallo Squadrone “Cacciatori” del Gruppo Operativo“Calabria” e dell’8° Nucleo Elicotteri di Vibo Valentia, hanno rintracciato e sottoposto ad un provvedimento di fermo emesso dalla Procura della Repubblica – D.D.A. di Catanzaro, le persone di seguito indicate, gravemente indiziate dei delitti di estorsione e tentata estorsione, aggravata dalle modalità mafiose”. E’ quanto si legge nella nota inoltrata dai Carabinieri.
“L’operazione odierna conclude due distinte indagini – prosegue il comunicato -. Una, condotta dalla Compagnia di Vibo Valentia, convenzionalmente denominata “Talitha Kumi” (E’ il nome della cooperativa agricola sottoposta ad estorsione, derivante da un’espressione in aramaico parlato da Gesù nel Vangelo di Marco, e che significa: “Fanciulla, alzati”. Si tratta del noto episodio di una bambina, la figlia di Giairo, che, secondo la narrazione evangelica, viene resuscitata da Gesù, subito dopo il miracolo dell’emorroissa) a seguito del danneggiamento subìto, nel novembre 2011, dalla omonima cooperativa agricola sita in S. Onofrio (VV), mediante la recisione di oltre mille piante di ulivo.
Il terreno ove sorgevano gli alberi tagliati, di proprietà di imprenditore agricolo ed anche assessore di un Comune del Vibonese, era stato concesso alla cooperativa in parola, senza scopo di lucro, che aveva quale ragione sociale la gestione di terreni confiscati alla mafia e l’assunzione di persone bisognose.
Su questa attività ha posto gli occhi la cosca “BONAVOTA”, chiedendo di ricevere, gratis, tutto il prodotto oleario dell’uliveto, di ingente quantità. Al diniego, tutti gli ulivi sono stati distrutti con seghe elettriche. Il Vescovo della Diocesi, in quella circostanza, non esitò a definire il gesto “un’offesa a Dio ed agli Uomini”; anche la comunità cittadina di S.Onofrio si mobilitò in segno di solidarietà e protesta.
In questo ambito sono stati fermati: Domenico Bonavota, cl. 1979, sorvegliato speciale di P.S., Domenico Cugliari, cl. 1959, affidato in prova ai servizi sociali, Gregorio Giofrè, cl. 1963, censito penalmente, e Giuseppe Barbieri, cl. 1973, incensurato”.
“L’altra investigazione – conclude il comunicato -, curata dalla Compagnia di Tropea e chiamata “Furio Camillo” (Il nome del Generale romano che pronunciò la celebre frase “Non con l’oro, ma col ferro si riscatta l’onore di Roma”, quando, con i Galli alle porte dell’Urbe, fu proposto di tentare un compromesso offrendo denaro al nemico), ha accertato che elementi contigui al clan “MANCUSO” di Limbadi (VV) hanno avanzato richieste di denaro ad un imprenditore attivo nel settore della lavorazione del ferro. L’uomo non si è piegato alle pretese, subendo per questo minacce e lesioni: nel 2012 fu aggredito a colpi di spranga e riportò la frattura di una gamba. Due dei responsabili hanno praticato le condotte estorsive sottraendosi temporaneamente al regime degli arresti domiciliari, cui erano sottoposti per altri reati. Sono stati quindi sottoposti a fermo queste persone, tutte censite penalmente: Antonio Campisi, cl.1991, già ai domiciliari, e Drommi Nicola Vittorio, cl.1989; già ai domiciliari. I padri di CAMPISI e DROMMI sono scomparsi l’uno nel 2011 a seguito di omicidio, l’altro nel 2010 si pensa per’lupara bianca’”.
I particolari dell’attività saranno illustrati nel corso di una conferenza stampa che avrà luogo alle ore 10.30 del 23 gennaio 2014 presso il Comando Provinciale di Vibo Valentia, alla presenza del Procuratore Aggiunto della D.D.A., Dott. Giuseppe Borrelli.