Oggi, 25 novembre, in tutto il mondo si celebra la Giornata contro la violenza sulle donne, ed anche noi di Generazione Famiglia vogliamo esprimere il nostro particolare contributo rivolgendo un pensiero verso le vittime di una nuova forma di sopruso. Parliamo della crudele pratica dell’utero in affitto, sempre più diffusa in tutto il mondo e ultimamente sostenuta da alcuni anche in Italia. Questa pratica spesso ci viene presentata con nomi addolciti come ad esempio “gestazione per altri” o “maternità surrogata”, ma così, in stile neolingua di orwelliana memoria, si vuole nascondere quel reale atto di compravendita che si fa del corpo di una donna e di una vita umana, il bambino. Ogni volta che un utero viene affittato si muove un giro di affari che va da 75mila a 150mila dollari. Un vero e proprio mercato sempre più in espansione, in particolare nei paesi in via di sviluppo dove molte donne, per combattere la povertà sono costrette a vendere il proprio corpo e soddisfare, così, i desideri di ricche coppie d’occidentali. Una violenza, tra l’altro, anche molto rischiosa, sia per chi vende i propri ovuli, in quanto bombardate da ormoni necessari per l’estrazione del gamete, sia per chi porterà in grembo un bambino che all’atto di nascita non potrà nemmeno sentire il calore della sua mamma. Sono diversi i casi in cui tali trattamenti hanno portato all’infertilità e ad altri problemi finanche la morte di queste donne. E tutto questo nel silenzio complice dei grandi media. E tutto questo mentre in Italia è arrivata in Parlamento una legge, quella sulle unioni civili, che all’articolo 5, con lo strumento della stepchild adoption, legittimerà questo vergognoso mercato del corpo della donna e della vita umana.
Oggi non è possibile celebrare questa giornata se il nostro pensiero non si rivolge anche a queste donne violentate nella propria intimità, costrette a vendere la propria maternità rischiando persino la vita. Oggi non è possibile celebrare questa giornata se non ci si impegna concretamente anche a contrastare, sia all’estero che in Italia, la diffusione di questa barbarica pratica.