Grazie a Giulio Golia, il primo giornalista che dopo sei anni dalla famosa rivolta è riuscito finalmente a far capire la vera realtà dei fatti.
Grazie a Giulio Golia, che nel servizio mandato in onda ieri sera alla Iene ha fotografato il microcosmo Rosarno a 360 gradi, in modo obiettivo e scevro da comodi pregiudizi che nel corso del tempo tanto hanno fatto bene ai corvi pronti a raccogliere le carogne di un paese martoriato.
Grazie a Giulio Golia che ha posto l’accento sulla tragedia umanitaria in atto a Rosarno, dove però i colpevoli non sono i cittadini xenofobi e razzisti così come dipinti nel corso degli anni da stampa e televisione, bensì uno Stato assente.
Grazie a Giulio Golia perché ha una volta per tutte mostrato all’Italia intera chi siano la maggior parte dei caporali che sfruttano i loro “fratelli”, segnale preciso ed inequivocabile che non si sono bianchi cattivi o neri cattivi, ma cattive persone indipendentemente dal colore della pelle. Circostanza questa volutamente trascurata dalla stampa che facendo di tutta l’erba un fascio ha sempre dipinto il rosarnese come aguzzino.
Grazie a Giulio Golia che non si è fermato alla questione migranti fine a sé stessa, ma ha indagato da vero giornalista fino alla radice del problema, ed ha detto per la prima volta in sei anni come la tanto sbandierata paga da fame, posta da sindacati e associazioni varie come bandiera a sostegno dello sfruttamento razzista, sia in realtà la medesima per bianchi e neri, uomini e donne. E non perché i proprietari terrieri siano dei pericolosi membri del Ku Klux Kann e/o discendenti degli sfruttatori di schiavi nelle piantagioni di cotone del Louisiana, ma molto più semplicemente perché un agricoltura in ginocchio dove i piccoli proprietari terrieri sono ridotti alla fame non consente agli stessi di offrire uno stipendio più consono.
Grazie a Giulio Golia perché non è andato con il lanternino alla ricerca dei quattro deficienti di turno pronti a urlare neri a rogo, ma ha raccolto testimonianze genuine dei cittadini di Rosarno.
I “grazie” in questa lettera possono sembrare molti, ma in realtà sono troppo pochi, perché una popolazione da sei anni dipinta ingiustamente come pericolosa e sanguinaria, pronta sempre alla caccia al nero, è stata finalmente raccontata per quello che è, da un giornalista serio, uno dei pochi, forse il solo….
Angelo Zurzolo