A tu per tu con Antonella Grippo, la femme fatale del giornalismo temuta dall’establishment , dai suoi cani da guardia e dagli ubriachi di Politicamente Corretto.
La sua lotta al sistema parte negli anni ’70 dove militava in Lotta Continua, formazione extra-parlamentare collocata nella sinistra estrema, comunista, rivoluzionaria ed operaista. Dopo questa parentesi arriva il “pentimento”, e comincia la sua seconda vita da cantante rock, esperienza che le permette di conoscere personaggi che poi hanno fatto la storia della musica italiana come il compianto Pino Mango. Finita anche quest’esperienza, complice anche la sua “manifesta imperizia nella sublime arte di mettere insieme lagane e ceci, e del suo mancato controllo manuale di uncinetto e telaio”, decide di dedicarsi al giornalismo, settore in cui la “Sparigliatrice di Sapri” è riuscita a farsi tanti nemici ma anche tanto onore, scrivendo e conducendo programmi che hanno fatto la storia della televisione made in Calabria come “Perfidia”,la trasmissione che ha raccontato in modo impietoso e caustico l’emisfero della politica italiana. Questo suo modo di fare, per niente amato dall’Establishment, è stato più volte soppresso per il suo tratto anarchico. Oggi collabora con il Giornale, viene spesso ospitata su Rai1 e contribuisce a commentare le notizie di attualità e di costume col suo piglio irriverente. La Grippo ha in cantiere altri progetti interessanti a livello Nazionale.
C: Con il suo programma Perfidia è diventata il terrore dei politici e dei potentati di turno, testimonianza di ciò è la reiterata pratica di sopprimere il programma e di mettere il bavaglio, cosa impossibile però sui Social Network, e la grossa mole di seguaci che interagiscono con lei sui Social è la testimonianza della sua popolarità, cosa ha da dire in merito?
A: Il dato importante è che io, da sola, riesca ad intercettare, su facebook, un numero di“Mi Piace” che si può ottenere solo sommando i consensi in web di cinquanta politicanti calabri. Certo, non è che la popolarità si possa misurare solo rispetto ai like. Ad ogni modo, l’attenzione diffusa di cui godo è sintomatica. In qualche misura risarcisce la gente della mancata interlocuzione con la politica.
C: Anche se adesso, in pieno clima da campagna elettorale per le prossime Elezioni Regionali, sono cominciati i sondaggi, le manovre elettorali e la ricerca di nuovi leader. L’ultimo avvenimento degno di nota è la minaccia del Presidente della Regione, Mario Oliverio, che ha dichiarato di incatenarsi davanti Palazzo Chigi se entro Novembre non verrà revocato il commissariamento della Sanità Calabrese.
A: Ah,ecco. Ma non era già incatenato? Ha necessità di altre prigioni? La sanità è un terreno sdrucciolevole, basti pensare che il 70% del Bilancio Regionale si concentra proprio in questo comparto. Ergo, la Sanità sollecita appettiti diffusi, è la suadente praterìa lungo la quale scorazzano personaggi bulimici e senza scrupoli, pronti a battere cassa presso il Palazzo, che, in cambio, chiede voti. Del resto, la riforma del Titolo Quinto della Costituzione che ha affidato alle Regioni, nell’ottica del decentramento, la gestione della Salute Pubblica, in riferimento al territorio di spettanza, si è rivelata essere un ottimo propulsore per la libido clientelare. Troppa vicinanza tra chi governa e chi è portatore di interessi.
C: Un altro argomento che è passato sotto la mannaia della sua pungente irriverenza è il femminismo. Nella fattispecie qualche tempo fa ha pubblicato un articolo dal titolo provocatorio“Fuori le Donne dalla Politica”…
A: Non ho mai nutrito soverchio entusiasmo per la “mistica dell’appartenenza di genere”, quale criterio biologico per la selezione delle eccellenze in politica. Tantomeno, la dissennata casualità genetica, che ti decreta “femmina”, è in grado di prefigurare una tua, seppur vaga, contiguità con Rosa Luxemburg o con Simone de Beauvoir. Non è un caso, infatti, che si possano chiamare “cretini” solo i maschi. Se osi declinare al femminile, ti bollano come sessista . Resta il fatto, incontrovertibile, che se sei scema, ancorché titolare di patonza, resti scema. Checché ne pensi la Boldrini, convinta assertrice della procreazione assistita del neo-lessico di genere. La desinenza “a” non ci assolve da eventuali pallori neuronali. Non che i maschi siano meglio. Anzi! Se non altro, però, si guardano bene dallo sventolare “il valore aggiunto testosteronico”. E come potrebbero, porelli. Di qui, l’imperativo categorico : Fuori le donne dal Palazzo! Almeno fino a quando non decideranno di far fuori dalla sensibilità pubblica quel languido, ancestrale “femminino” “, così poco consono alla Parola laica e “neutra” della Politica.
C: E della nuova rubrica che ha introdotto sui social, ovvero “Sputtanellum”, cosa ci dice?
A: Si tratta di una simpatica rubrichetta che dedicherò a quanti, in vista delle Elezioni Politiche, stanno sgomitando di brutto per ottenere una candidatura alla Camera o al Senato.
Nel mirino della mia satira, tutti, ma proprio tutti. A prescindere dagli schieramenti. Perché non ci si illuda che la Grippo abbia mollato le sue “originarie” ispirazioni televisive.
Per farvi capire meglio di cosa si tratta ecco la prima puntata di “Sputtanellum”:
Sputtanellum 1\ Bersani e la Calabria Nico e i Gabbiani, altrimenti detto “Disperato Erotico Stumpo”, in gara elettorale, con il pezzo”Sbarrami la soglia,ancora, ti prego, ancora” = voti 5, compreso quello del batterista. Una goduria per Bersani, fervente cultore dello sbarramento, purché non lo si superi. Lo sbarramento.
Sputtanellum 2\ Il Diamante del PD Magorno Ernesto, altrimenti detto ” respirerò l’odore dei granai”, in gara elettorale, con il pezzo ” Ammazzate, oh! Nun me smove manco ‘na cannonata” = voti 5, compreso quello di un fornaio di Belvedere Marittimo. “Ok, ok, esco dal listino con le mani in alto. Non sparate!”
Sputtanellum 3\ A chi? A mmia! Tallini Domenico, detto anche ” Mu vuliti dari nu hazzu i collegiu uninominale!”, in gara elettorale con il pezzo ” La testa ci sbatterò, sempre là, sempre tu”,voti = come se piovesse, compreso quello di un elettrauto di Botricello, immigrato da Salò, che si era rivolto a lui per il permesso di soggiorno. Eia! Eia! Alalà! Ajalaculonna!
Christian Carbone