American Gods, recensione della serie tv ispirata al libro di Neil Gaiman

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Nel 2001 uscì negli Stati Uniti un romanzo destinato a rinnovare il genere fantasy, a scriverlo un autore onirico, dalla fantasia allucinata al limite della follia. Il romanzo in questione era American Gods e già dal titolo metteva subito in chiaro il lettore sui temi ambiziosi che l’opera avrebbe trattato.

 

Chi ama Neil Gaiman ha adorato American Gods aspettandosi fin dall’ultima pagina del romanzo un adattamento cinematografico o televisivo. È così che siamo arrivati all’aprile del 2017, dopo quasi un ventennio d’attesa e la possibilità di assistere ai primi otto episodi di American Gods andati in onda su Amazon Prime Video.

 

Gli ingredienti per un adattamento più che decoroso c’erano tutti, ma nessuno si sarebbe aspettato un successo simile, vista soprattutto la difficoltà di rendere una trama ricca di dettagli e atmosfere nella contingente brevità dei tempi televisivi. Il merito va di certo agli ideatori Bryan Fuller (Start Trek Deep Space Nine, Hannibal) e Michael Green (Smallville, Heroes), al regista dei primi tre episodi David Slade (Breaking Bad, Hannibal) e ad un cast capace di sostenere l’impatto narrativo della serie senza nessun cedimento.

 

Come abbiamo detto il successo di American Gods non era affatto scontato, vista soprattutto la difficoltà di trasformare i paesaggi onirici di Gaiman in immagini visive, ma la linea narrativa seguita dagli ideatori è apparsa chiara fin dal primo episodio immergendo lo spettatore in un universo saturo di colore, con scene di violenza e sensualità esplicite e caleidoscopiche soluzioni visive.

 

Alla critica è piaciuto e questa non è cosa da poco. Gina McIntyre della rivista Rolling Stone l’ha definita “la serie più allucinante del 2017” e visto che Neil Gaiman ne è anche produttore esecutivo, non avrebbe potuto ricevere riconoscimento più bello.

 

Shadow Moon (Ricky Whittle), il protagonista della serie, in un momento delicato della sua vita e in cui è lontano da casa riceve la notizia della morte della moglie Laura (Emily Browning). Sul volo che lo riporta a casa fa la conoscenza di un personaggio singolare e misterioso che sembra conoscere tutto della sua vita, Mr. Wendsday (Ian McShane).

Sarà proprio Mr. Wendsday a proporre a Shadow il suo primo lavoro da uomo libero che lui accetterà senza rendersi conto di essere entrato in un gioco ben più grande di quanto mai avrebbe potuto immaginare. In ballo c’è il destino di dei vecchi e nuovi in una lotta spietata per la supremazia sulle coscienze degli uomini. Le antiche divinità ormai lontane dal cuore e dagli occhi degli esseri umani cercano una rivincita nei confronti dei nuovi dei rappresentati dalla fama e dalla tecnologia che li hanno scalzati nel corso dei secoli.

 

Il trait d’union tra queste due rappresentazioni del divino si inserisce nella trama grazie a quattro storie che narrano, all’inizio di altrettanti episodi, l’arrivo delle antiche divinità sul suolo americano. Una voce fuori campo introduce al crudo realismo di scene che non lasciano spazio all’immaginazione dello spettatore in fatto di crudeltà e violenza e proprio in questo risiede la potenza narrativa della serie.

 

La prima data che ricorre e primo arrivo sul suolo americano degli antichi norreni è l’813. Data magica e fatidica che lo stesso Shadow incontrerà più volte nel corso del suo vagabondare per le strade di un’America onirica e surreale. La data fa parte della serie di Fibonacci, in cui ciascun numero è uguale alla somma dei due precedenti e che ha trovato in epoca moderna applicazione nei modelli matematici utilizzati sia nelle roulette fisiche americane e francesi sia nelle varietà online. In entrambi i casi le diverse combinazioni di puntata disponibili consentono di applicare metodi con l’obiettivo di ottimizzare le giocate.

 

Le date successive coincidono con l’arrivo di altrettante divinità della mitologia celtica e africana fino all’ultima che si perde nella notte della storia dell’umanità quando un’antichissima divinità vissuta 14.000 anni fa mette piede nel nuovo mondo attraversando con i primi uomini lo Stretto di Bering.

 

Queste storie si inseriscono nel grande affresco di American Gods che non è solo scontro tra vecchie e nuove credenze, ma anche e soprattutto ricerca di un uomo, Shadow Moon che tutto ha perduto e che scoprirà nuove ragioni in cui credere e per le quali vivere.

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