Il progetto comunale del superamento del ghetto, partito lo scorso febbraio, sembra si sia arenato. Eppure le intenzioni dichiarate dell’Amministrazione comunale, in seguito al censimento di tutte le famiglie residenti nell’area, lasciavano intendere la sistemazione abitativa di tutti i 32 nuclei.
Il 6 aprile scorso è stata pubblicata l’ordinanza sindacale n. 27 che interessava sette nuclei familiari, in condizioni di particolare pericolo per il possibile crollo di un ex edificio militare. Il Comune quindi metteva in evidenza la necessità di avviare l’operazione partendo da queste famiglie.
Il 9 maggio scorso è stato firmato in Prefettura il protocollo d’intesa “Dall’emergenza abitativa alla legalità percepibile”, con l’Agenzia nazionale dei beni confiscati, con il quale il Comune ha ottenuto gli alloggi confiscati necessari per avviare l’azione, ma evidentemente non sufficienti per portarla a termine.
L’operazione è partita concretamente nel mese di maggio. In 5 mesi, attraverso il dialogo con le famiglie e con la collaborazione delle associazioni riunite nell’Osservatorio sul disagio abitativo, si è arrivati a settembre alla sistemazione abitativa in dislocazione di 14 famiglie.
Questa fase del progetto è stata accolta positivamente dalle associazioni in quanto ha avviato effettivamente il superamento del ghetto, attraverso l’equa dislocazione abitativa.
Durante i mesi di attività, i responsabili del Comune hanno incontrato più volte tutti i nuclei familiari, confermando la volontà da parte dell’Amministrazione comunale di trovare una sistemazione abitativa adeguata per tutte le famiglie, anche per la realizzazione del parco urbano.
L’ultimo intervento del Comune risale allo scorso 27 settembre, quando insieme alle forze dell’ordine si è provveduto allo sgombero delle ultime famiglie dell’area di maggiore pericolo ed alla demolizione delle relative baracche. I rifiuti edili insieme a delle lastre di etenit delle baracche demolite in 5 mesi sono stati lasciati sul posto, favorendo il deposito di ulteriori rifiuti.
Mentre 14 famiglie sono finalmente uscite dall’ “inferno” del ghetto, i 18 nuclei rimasti nell’ ”inferno” si trovano in una condizione abitativa ben peggiore rispetto al passato e, a quanto pare, senza prospettive di uscita.
Per continuare l’operazione è ovviamente necessario il reperimento di altri alloggi.
Ma non risulta che il Comune abbia avviato alcuna attività in questo senso negli ultimi due mesi. In questo periodo infatti il Comune non ha fornito alle famiglie alcuna informazione utile riguardo al proseguo dell’operazione. Inoltre due famiglie attendono ancora nella baraccopoli la realizzazione dei necessari interventi di manutenzione per rendere abitabile l’alloggio per il quale hanno ricevuto da mesi un decreto di assegnazione. Come se non bastasse, il 14 novembre, è stato notificato a tre famiglie un verbale della Polizia municipale relativo alla violazione di un’ordinanza del 17 ottobre 2017, con la quale il Comune, prima dell’avvio del progetto, senza prevedere l’assegnazione di alloggi intimava loro di sgomberare provvedendo a demolire le baracche e a rimuovere i rifiuti edili.
Quali sono quindi le intenzioni reali dell’Amministrazione comunale?
È assurdo aver realizzato soltanto metà del progetto senza portarlo a termine. A pagarne le conseguenze sono soprattutto le famiglie, ma anche il Comune stesso che ha impiegato risorse ed energie senza riuscire a porre fine alla drammatica storia di esclusione sociale dell’ex Polveriera di Ciccarello.
Reggio Calabria, 27 novembre 2018
Osservatorio sul disagio abitativo
Un Mondo Di Mondi Giacomo Marino -Cristina Delfino
CSOA Angelina Cartella
Società dei Territorialisti/e Onlus
Centro Sociale Nuvola Rossa
Comitato Solidarietà Migranti
Reggio Non Tace
Collettiva AutonoMia