Andreina Moschella (Forza Nuova): Festa delle donne dovrebbe essere momento di riflessione sulle violenze che esse subiscono

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Riceviamo e pubblichiamo

Come ogni anno si  avvicina l’8 marzo,giorno in cui ricorre la Festa della Donna un giorno dunque che dovrebbe essere ricordato per le conquiste sociali e politiche delle donne ed un momento di estrema riflessione su tutte le violenze che esse subiscono sia fisiche sia morali. Da tanto tempo mi pongo una precisa domanda che puntualmente,specie con l’avvicinarsi di tale ricorrenza,mi invade la mente e cioè, basta un solo giorno per riflettere e ricordare quanto il ruolo della donna sia stato estremamente importante nel corso dei secoli e soprattutto ancora di più ai giorni nostri ? Ed ancora, perché ricordare i diritti di noi donne in una data basata su un falso storico? Partendo infatti dalla constatazione dei fatti che ci hanno sempre raccontato, di un gruppo di donne che nel 1908 si dichiararono in sciopero in una fabbrica tessile di New York e che il padrone le chiuse a chiave nella stessa fabbrica incendiando tutto lo stabile,alla fine si contarono secondo questo racconto 129 donne morte. Nessuna fabbrica prese fuoco e nessuna donna morì bruciata l’8 marzo 1908 e quando la verità emerse si tentò invano di retrodatare la data. La verità dei fatti è che oggi noi donne, inconsapevoli, festeggiamo una ricorrenza concepita non per affermare e ricordare i diritti e le violenze subite negli anni,bensì per commemorare i meriti delle donne sovietiche nella costituzione del Comunismo. Era questa infatti l’idea  di Lenin e della femminista Alexandra Kollantai,la festa dell’8 marzo trae origine da questa volontà di far credere alle lavoratrici di essersi liberate dalla schiavitù liberal-capitalista ed in Italia questa ricorrenza venne introdotta nel 1922 dal Partito Comunista che pubblico sul suo periodico “Compagna” un articolo in cui lo stesso Lenin proclamava l’8 marzo come Giornata internazionale della Donna,festa che poi cadde in disuso e fu reintrodotta nel 1945 facendo circolare e diffondendo la falsa storia delle donne bruciate all’interno della fabbrica. I miei legittimi interrogativi  traggono spunto e nascono da questi falsi eventi storici spacciati negli anni come veri ed elevati a simbolo della lotta contro i soprusi e le violenze sulle donne,facendo credere all’universo femminile che l’unica lotta e conquista sia quella dell’emancipazione e della parità con l’uomo. Attualmente ci rendiamo conto che non è proprio cosi, l’eliminazione della subalternità,la volontà dell’emancipazione non sono sufficienti per cambiare definitivamente le premesse sulle quali la società odierna poggia le sue basi e guarda al sesso femminile con mera utopia di modello paritario rispetto all’uomo. Se pensiamo poi ai Paesi in cui la donna è considerata ed utilizzata come oggetto nel senso più materialistico del termine ci  rendiamo conto che in simili realtà la donna è privata della sua dignità e quindi condannata a svolgere ed avere un ruolo marginale in questo tipo di società. Per questo affermo in maniera convinta che l’8 marzo per me non ha nessun significato particolare,anzi,trovo deprimente che in questo giorno, trasformato in una diffusa voglia irrefrenabile  per molte donne di spasmodica ricerca materiale dell’uomo oggetto nei vari locali,si voglia appunto ricordare la valenza dell’essere donna e i suoi diritti inalienabili,una ricerca di una femminilità ostentata e dominatrice che è totalmente scevra e vuota di ciò che l’essere donna dovrebbe realmente rappresentare all’interno della società. L’autentica chiave di lettura è quella che considera l’emancipazione della donna non come quel sentimento di uniformarsi all’uomo,la donna deve invece essere sempre se stessa e con ruoli diversi rispetto all’uomo,senza perdere il rispetto per se stessa e per la propria natura,tutti insegnamenti e valori che ci vengono da Cristo quali il rispetto per la sacralità e la difesa della vita fin dal concepimento e l ‘amore per il prossimo. Un falso storico come quello dell’8 marzo non può assurgere a valore di riferimento per affermare i propri diritti, e se proprio di 8 marzo vogliamo parlare come simbolo del ricordo sulla violenza delle donne,vorrei menzionare quello dell’8 marzo del 2000 quando alcune donne femministe coperte da passamontagna entrarono in una chiesa di Montreal bruciando il crocifisso e imbrattando tutte le pareti,gettando per terra assorbenti sporchi e profilattici,aggredendo fisicamente le donne che in quel momento erano presenti nella chiesa colpevoli solo di essere donne anti-abortiste,di tutto questo ne diede notizia il National Post,questo è il  paradigma di violenza sulle donne che vengono colpite oltre che nel fisico soprattutto nella dignità,riprendiamoci il nostro essere donna non per quello che l’8 marzo ci vuol far credere ma per quello che noi siamo realmente,donne,figlie e madri.

 

Andreina Moschella-Forza Nuova Lamezia Terme

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