“L’approvazione all’unanimità della proposta di legge a favore del reinserimento dei detenuti rappresenta un passaggio di natura socio-culturale che dà pieno rilievo al principio di rieducazione della pena cui ogni condanna deve tendere in un Paese che possa dirsi veramente democratico”.
E’ quanto afferma il capogruppo di Forza Italia Alessandro Nicolò proponente della proposta di legge, che ha ieri avuto il via libera in terza Commissione consiliare e che prevede interventi regionali a favore di detenuti e internati finalizzati al loro reinserimento nel contesto sociale e lavorativo. “Istruzione, formazione culturale e professionale, lavoro sono i tasselli fondanti di questo percorso – aggiunge Alessandro Nicolò- che se da una parte deve, nel rispetto della legge, riportare l’individuo alle sue responsabilità, dall’altra non può abbandonarlo a se stesso, al silenzio e all’isolamento delle carceri italiane che vivono una situazione di collasso e di emergenza che impone il decongestionamento degli istituti di pena quale priorità da conseguire. La civiltà di un popolo – aggiunge Nicolò- si misura anche dalla vivibilità delle carceri e dalla capacità di recuperare il reo integrandolo nella società e creando quelle condizioni di recupero culturale, fisico e psichico senza le quali non può immaginarsi un cammino di detenzione effettivo. E ciò promuovendo corsi di formazione professionali ed altre iniziative per l’avvio di attività di lavoro autonomo ed imprenditoriale Infatti, il carattere precipuo della legge è dato dal momento formativo come inizio del percorso di reinserimento socio-lavorativo; la formazione professionale è considerata in stretto rapporto con l’attività lavorativa in quanto entrambe parte integrante del trattamento penitenziario volto alla riabilitazione del detenuto in vista di una politica efficace di reinserimento dopo l’esperienza carceraria”.
Conclude Nicolò: “In questo modo, si raggiungono due obiettivi: ridurre il disagio sociale ed accrescerne la sicurezza. Ammodernizzare e riqualificare il sistema carceri in Italia che rispetto alle 40 mila persone che ne può contenere, si presenta in forte esubero ed in condizioni di invivibilità fa tutt’uno con la necessità di disegnare un percorso di detenzione alternativo a quello tradizionale, dove a trionfare non sia più l’immagine vendicativa dello Stato”.