Le indagini, dirette personalmente dal Sostituto Procuratore della Repubblica di Catanzaro Dr. Vincenzo LUBERTO con il coordinamento del Procuratore della Repubblica Dr. Vincenzo Antonio LOMBARDO e del Procuratore Aggiunto Dr. Giuseppe BORRELLI, hanno consentito di documentare, con il supporto di numerose intercettazione telefoniche ed ambientali in carcere e di vari riscontri, che GIUSTI Giancarlo, in qualità di magistrato componente del collegio del Tribunale del Riesame di Reggio Calabria, nell’udienza del 27 agosto 2009, disponeva, in cambio della corresponsione di una somma di denaro pari a 120 mila euro, la scarcerazione di BELLOCCO Rocco cl. 1952, GALLO Rocco Gaetano cl. 1953 e BELLOCCO Domenico cl. 1977, alias “Micu U Lungo”, elementi di vertice della potente cosca di ‘ndrangheta dei BELLOCCO, contribuendo altresì al rafforzamento, alla conservazione ed alla realizzazione degli scopi rientranti nel programma criminoso della predetta associazione ‘ndranghetistica.
Si riporta l’elenco dei soggetti colpiti dalla misura restrittiva emessa dall’Autorità Giudiziaria di Catanzaro, precisandosi che, solo a causa delle sue condizioni di salute, per GIUSTI è stata disposta la misura degli arresti domiciliari:
Il G.I.P., accogliendo in pieno l’impianto accusatorio della Procura Distrettuale Antimafia di Catanzaro e gli esiti delle indagini accuratamente condotte dalla Squadra Mobile di Reggio Calabria, ha ritenuto sussistente un vero e proprio pactum sceleris, ordito dal boss BELLOCCO Rocco ed eseguito dal figlio BELLOCCO Domenico, GALLO Rocco Gaetano, GALLO Giuseppe e da GALLO Gaetano, con la intermediazione di PUNTURIERO Domenico e la essenziale partecipazione di GIUSTI Giancarlo.
Tale accordo veniva siglato nell’estate del 2009 allorché GALLO Giuseppe e GALLO Gaetano (rispettivamente figlio e fratello del detenuto GALLO Rocco Gaetano) stringevano il patto corruttivo, avvicinando PUNTURIERO Domenico, mentre BELLOCCO Domenico, per ordine del padre Rocco, consegnava al suddetto PUNTURIERO una parte del danaro costituente il prezzo della corruzione (GALLO Rocco forniva 40.000 euro, cioè un terzo del prezzo della corruzione).
I predetti hanno operato in concorso fra loro nel quadro di un’unica determinazione criminosa finalizzata a commettere il reato di corruzione in atti giudiziari, avendo posto in essere tali condotte per consentire il ritorno in libertà di tre esponenti di rilievo della cosca BELLOCCO e, pertanto, per favorire la stessa in un momento di particolare fibrillazione generata dalla esecuzione di numerose ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di capi e gregari di quella ‘ndrina, disposte dal G.I.P. presso il Tribunale di Reggio Calabria su richiesta della D.D.A. reggina, a seguito dell’esecuzione di alcuni provvedimenti di fermo di indiziato di delitto ordinati dalla citata Autorità Giudiziaria requirente, nell’ambito dell’indagine “Rosarno è nostra 2”, volta a disarticolare, nel luglio 2009, la struttura organizzativa della predetta cosca di ‘ndrangheta.
A suo tempo, le scarcerazioni facili disposte dal Tribunale del Riesame di Reggio Calabria nei confronti degli indicati esponenti di vertice della cosca BELLOCCO di Rosarno (RC) avevano suscitato un forte clamore mediatico.
A seguito dei vari ricorsi presentati dai magistrati della D.D.A. di Reggio Calabria e dopo le pronunce della Suprema Corte di Cassazione, nei primi mesi del 2012, l’ordinanza del G.I.P. di Reggio Calabria che aveva disposto la misura cautelare della custodia in carcere, diventava definitiva ed esecutiva, sicché gli indagati rimessi in libertà dal Tribunale del Riesame, venivano nuovamente catturati dalla Squadra Mobile di Reggio Calabria, uno dei quali dopo un periodo di latitanza.
Il ruolo centrale assunto nella vicenda corruttiva assunto da PUNTURIERO Domenico (cugino dei BELLOCCO) e da GIUSTI Giancarlo è rivelato dal chiaro ed esplicito tenore delle conversazioni intercettate e dalla indiscussa, amicale e affaristica frequentazione tra i due.
Si rappresenta che, nel mese di marzo 2012, GIUSTI Giancarlo veniva tratto in arresto da personale delle Squadra Mobili di Milano e Reggio Calabria in esecuzione di un’Ordinanza di Custodia Cautelare in Carcere, emessa dal G.I.P. presso il Tribunale di Milano su richiesta di quella D.D.A. per il delitto di corruzione in atti giudiziari posto in essere in concorso con esponenti della cosca di ‘ndrangheta LAMPADA, operante in Lombardia, per il quale il predetto si trovava già sottoposto alla misura cautelare degli arresti domiciliari.
Lo stesso è stato condannato il 27.09.2012, dal G.I.P. del Tribunale di Milano, in esito al procedimento penale n. 7629/12 R.G.N.R. (già n. 46229/68) e n. 3576/12 R.G. G.I.P., per il reato di corruzione in atti giudiziari, aggravato dalla finalità di agevolare la cosca VALLE-LAMPADA, unitamente a LAMPADA Giulio, alla pena di anni quattro di reclusione, oltre al pagamento delle spese processuali e di custodia, con interdizione dai pubblici uffici per la durata di anni 5.
Gli arrestati, dopo le formalità di rito, saranno condotti presso la casa circondariale a disposizione della procedente Autorità Giudiziaria, mentre solo il GIUSTI, per i motivi sopra menzionati, rimarrà presso la propria abitazione in regime di arresti domiciliari.