Arruzzolo: richiesta di Mct di cassa integrazione speciale per 400 dipendenti del porto di Gioia Tauro è il classico bicchiere mezzo pieno e mezzo vuoto

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“La richiesta di Mct di cassa integrazione speciale per 400 dipendenti del porto di Gioia Tauro è il classico bicchiere mezzo pieno e mezzo vuoto”.

Lo afferma in una dichiarazione il capogruppo di Ncd a Palazzo Campanella, Giovanni Arruzzolo.

“Se da un lato si procrastina temporaneamente la questione esuberi spesso sollevata  dal terminalista, dall’altro, il lasso di tempo deve impegnare la politica, il Governo e la nostra Regione, per riallacciare i fili della comunicazione con l’operatore e i sindacati per approfondire una discussione scongiurando il pericolo di un serio ridimensionamento delle attività di transhipment. Al di là della certezza, intoccabile, del lavoro per i quasi 1300 dipendenti – continua Arruzzolo – rimangono tutte in piedi le questioni irrisolte sulle strategie di rilancio non solo del porto, ma del pieno utilizzo di tutta l’area industriale gioiese. Dopo le strampalate proposte di un sedicente imprenditore del settore metalmeccanico, ovviamente sfumate per manifesta improponibilità dell’investimento e per mancanza di soldi, è auspicabile che ci sia una forte e unitaria iniziativa politica per riportare Gioia Tauro tra i primi posti nell’agenda politica nazionale. Non tutto è chiaro e trasparente di quanto stia avvenendo circa le prospettive del porto, ma è chiaro che una simile infrastruttura, probabilmente a causa di una insufficiente programmazione strategica del sistema dei trasporti e del settore industriale  italiano, rischia di collassare inghiottendo con se non solo il reddito di centinaia di dipendenti, ma le prospettive della Calabria. In un quadro di stagnazione e di mancanza di nuovi investimenti, la nostra regione corre, ancora una volta,  il rischio di implodere frantumandosi in polemiche, tensioni sociali  e accuse reciproche di cui non se ne avverte proprio il bisogno. E’ quindi necessario – dice Giovani Arruzzolo – rompere gli indugi e aprire fin da subito, monitorandone costantemente i risultati, un tavolo fisso di concertazione nazionale  che eviti il disimpegno del terminalista evitando così di far tornare il porto di Gioia Tauro la meta preferita di ‘cozzari’ e ‘vongolari’.

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