Riceviamo e pubblichiamo
“Già quel nome, piombato all’improvviso in un tiepido mattino dinovembre, non prospettava nulla di buono. Cotticelli, Zuccatelli, e giù di rime con Balotelli, Condorelli, Sardanelli. Un tripudio del web.
Ci è voluto il secondo caffè – denso e ristretto – per fare chiarezza e… cazzo, era tutto vero!
Da un lato il Generale con manie di persecuzione, dall’altro il Sessantottino convinto che il Covid sia sensibile all’amore. In mezzo noi calabresi, ignudi sul campo di battaglia, con un misero gonnellino di pelle sopra le vergogne, ed arco, frecce davanti a carrarmati, missili e bombe atomiche.
Che pena e che tenerezza facciamo.
Da terra tutta d’un pezzo, di Gratteri, De Raho e di indomiti ribelli, a barzelletta nazionale il passo è stato breve; se ne faccia una ragione Crozza se gli originali fanno ridere più delle sue caricature.
Umiliati. Cornificati da quarant’anni di clientele e di ruberie, e poibastonati perché, in questo tempo, ognuno di noi ha perso tragicamente qualcuno. Altri li sta già uccidendo l’attesa. L’attesa al pronto soccorso.
E la politica?
Il sindaco metropolitano (a sua insaputa) Falcomatà, dopo aver riunito un tavolo tecnico con il fior fiore dell’intelligence reggina per mettere a punto un piano anti-Covid, giunge alla faticosa conclusione di chiudere le scuole di ogni ordine e grado e lo fa senza preoccuparsi del resto della provincia e senza consultare i sindaci degli altri Comuni di Città metropolitana, non riuscendo ad immaginare una Reggio che vada oltre Pellaro e Campo calabro; alla stessa conclusione arriva in contemporanea il governatore (suo malgrado) Spirlì, pur senza task force.
Problema risolto. Il prossimo passo per azzerare i contagi sarà azzerare i tamponi?
È di tempo che si parla. Del tempo di chi non ne ha.
Di chi – Covid a parte – ha un infarto, un tumore, un blocco intestinale, un edema polmonare, un’emorragia; o il peso sulle spalle di un’ora di dolore; o l’attesa di una diagnosi o di una cura per combattere un male.
Chi non vede la gravità di tutto ciò, chi ha una concezione così bassa di sé stesso, dei suoi figli, del valore della vita si tenga pure questo circo, indegno della mia terra. Si apra una piccola riservatra i boschi dell’Aspromonte o della Sila, e ne metta a capo Zuccatelli. Vada a partorire nei boschi, si curi con la salvia e l’iperico, limoni per 14 minuti e 59 secondi, e si faccia svelare (per tutta Italia e per Crozza) il grande enigma che impera in questi giorni: ma dopo la pausa si azzera il timer e si può ricominciare oppure si cumula?
Sono scelte di vita. Dunque fatele sulla vostra pelle e lasciate stare il nostro culo.
I nostri conterranei meritano di meglio e vogliono Gino Strada, i nostri figli vogliono Gino Strada, la Calabria fuori dalle logiche di spartizioni di potere pretende Gino Strada.
Si vergogni chi fa battute sul “medico missionario”, perché per noi essere Terzo Mondo sarebbe già una grande conquista.
E si vergogni chi spegne la vita, semina paura, distrugge la speranza, a qualunque classe politica egli appartenga.
Già, la “speranza”, altro paradosso in questo gioco di illogica e sintassi.
Ci dica, Ministro, sono stati i nostri rappresentanti a non comunicarle bene la nostra situazione sanitaria o è stato un suo grossolano gioco politico? Perché la pezza, in questo caso, è stata peggio del buco.
E chi è il colpevole di questo tempo che ci passa addosso e ci scortica la pelle?
Se vuole comprendere perché siamo così arrabbiati si metta, ministro Speranza, anche lei in attesa nei nostri ospedali o ci porti una persona cara.
Poi ci dica se Crozza la fa ancora ridere.
Gli attivisti del Movimento 5 Stelle
Natty Costantino
Maria Teresa Praticò
Caterina Verduci
Giancarlo Rinaldi
Mario Luvarà
Gilberto Quattrone
Carla Foti
Patrizia Muzzupappa
Vito Fabio
Maria Maddalena Cicciù
Giovanni Foti
Giovanni Crea
Antonella Italiano
Domenico Varano
Gino Mancuso
Giuseppe Nunziato Belcastro
Amilcare Mollica
Irene Parise
Valeria Maria Genua
Pietro Denisi
Sandra Pignolo
Simone Alecci
Angelo Praticò
Riccardo Barbucci
Salvatore Guzzi