Le rate non pagate salgono di oltre 16 miliardi da gennaio 2015 a gennaio 2016. In calo i finanziamenti alle imprese del 2,2%, ma sugli impieghi ci sono segnali positivi: in ripresa i prestiti alle famiglie grazie al credito al consumo aumentato di 21 miliardi (+35%). Sul versante imprese, aumenta la liquidità a medio termine di 18 miliardi (+14%). Giuseppe Pratticò, presidente regionale Unimpresa- Calabria : “Con ultime mosse Bce, banche pagate due volte per fare credito ad aziende”
Nuovo record per le sofferenze nelle banche: negli ultimi 12 mesi, da gennaio 2015 a gennaio 2016, sono salite di quasi il 9% e sono arrivate al nuovo record di 202 miliardi, in aumento di 16 miliardi; a settembre erano scese a 200,4 miliardi e poi ancora giù a 198,9 miliardi a ottobre: dopo alcuni mesi positivi, la dinamica è dunque tornata a crescere. La fetta maggiore di prestiti che non vengono rimborsati regolarmente agli istituti di credito è quella delle imprese (143 miliardi), le “rate non pagate” dalle famiglie valgono più di 37 miliardi, mentre quelle delle imprese familiari sono oltre i 16 miliardi. Superano il tetto dei 4 miliardi, poi, le sofferenze della pubblica amministrazione, delle assicurazioni e di altre istituzioni finanziarie. Complessivamente le sofferenze adesso corrispondono al 14% dei prestiti bancari, in aumento rispetto al 13% di un anno fa. Alla fine del 2010 le sofferenze ammontavano a 77,8 miliardi: in cinque anni, quindi, sono più che raddoppiate. Questi i dati principali del rapporto mensile sul credito del Centro studi di Unimpresa, secondo cui nell’ultimo anno le banche hanno aumentato i finanziamenti a imprese e famiglie per complessivi 1,6 miliardi (+0,12%), grazie alla crescita del credito al consumo salito di 21 miliardi (+35%), alla lieve ripresa dei mutui di 2,9 miliardi (+0,83%) e ai prestiti di medio periodo per le aziende, cresciuti di oltre 18 miliardi (+14%). Secondo lo studio dell’associazione, basato su dati della Banca d’Italia, in totale le sofferenze sono passate dai 185,4 miliardi di gennaio 2015 ai 202,05 miliardi di gennaio 2016 (+8,95%) in aumento di 16,5 miliardi. Nel dettaglio, la quota di sofferenze che fa capo alle imprese è salita da 131,7 miliardi a 143,7 (+9,09%) in aumento di 11,9 miliardi. La fetta relativa alle famiglie è cresciuta da 34,6 miliardi a 37,7 miliardi (+8,96%) in salita di 3,1 miliardi. Per le imprese familiari c’è stato un aumento di 981 milioni da 15,1 miliardi a 16,1 miliardi (+6,47%). Le “altre” sofferenze (pa, onlus, assicurazioni, fondi pensione) sono passate invece da 3,8 a 4,3 miliardi (+13,59%) con 522 milioni in più. A gennaio 2015 le sofferenze corrispondevano al 13,16% dei prestiti bancari (1.409,04 miliardi), percentuale salita al 14,32% a gennaio scorso, quando i finanziamenti degli istituti erano passati a 1.410,7 miliardi. Rispetto alla fine del 2010 le sofferenze sono più che raddoppiate: in cinque anni, da dicembre 2010 a gennaio 2016, quando hanno toccato un nuovo record, sono salite da 77,8 miliardi a 202,05 miliardi in salita di oltre 120 miliardi. A fine 2011 erano a 107,1 miliardi; alla fine del 2012 a 124,9 miliardi. Parallelamente c’è la difficile situazione del credito, i cui rubinetti faticano a riaprirsi anche se complessivamente lo stock dei finanziamenti al settore privato è tornato a crescere: da gennaio 2015 a gennaio 2016, il totale dei prestiti è salito di 1,6 miliardi di euro passando da 1.409,04 miliardi a 1.410,7 miliardi (+0,12%). Una crescita legata all’aumento delle erogazioni alle famiglie sostenuta da una dinamica in forte accelerazione del credito al consumo, salto di 21 miliardi in un anno da 60,07 miliardi a 81,1 miliardi (+35,12%); lieve crescita anche per i mutui di 2,9 miliardi da 358,7 miliardi a 361,7 miliardi (+0,83%), mentre si registra un calo di 3,9 miliardi per i prestiti personali scesi da 179,8 miliardi a 175,8 miliardi (-2,18%). Complessivamente i finanziamenti alle famiglie sono saliti di 20,1 miliardi da 598,6 miliardi a 618,7 miliardi (+3,37%). Resta complessivamente negativo il quadro per le imprese che hanno visto calare i finanziamenti di 18,4 miliardi da 810,4 miliardi a 791,9 miliardi (-2,28%). Le aziende nell’ultimo anno hanno assistito alla riduzione dei finanziamenti di quasi tutti i tipi di durata. Sono calati i prestiti a breve termine (fino a 1 anno) per 23,2 miliardi (-7,69%) da 302,6 miliardi a 279,3 miliardi e quelli di lungo periodo (oltre 5 anni) di 13,5 miliardi (-3,57%) da 378,8 miliardi a 365,3 miliardi, mentre quelli di medio periodo (fino a 5 anni), in controtendenza, sono cresciuti di 18,3 miliardi (+14,22%) da 129,9 miliardi a 147,2 miliardi. “La Bce ha messo le banche, italiane e non solo, con le spalle al muro: a questo punto non ci sono più scuse, diano credito all’economia reale. Gli istituti di credito verranno pagati due volte per dare liquidità alle aziende: c’è anzitutto la remunerazione, in forma di interessi, prevista contrattualmente sui singoli finanziamenti e poi c’è il tasso negativo stabilito allo 0,4% dall’Eurotower per questo Tltro. Come imprenditori ci aspettiamo una netta inversione di tendenza sullo stock di credito alle imprese che negli ultimi anni è sistematicamente diminuito e ora deve tornare ad aumentare” dichiara il presidente regionale di Unimpresa- Calabria, Giuseppe Pratticò.