“Belli, brutti e farabutti” andata in scena al teatro Grandinetti di Lamezia Terme

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Ha entusiasmato e divertito il pubblico del Teatro Grandinetti di Lamezia Terme la commedia “Belli, brutti e farabutti” della compagnia “Hercules” di Catanzaro,  nell’ambito della quarta edizione della rassegna teatrale “Vacantiandu – Città di Lamezia Terme”, promossa e organizzata dall’associazione “I Vacantusi”. La commedia in due atti, scritta e diretta dal regista e attore Piero Procopio, ha conquistato gli spettatori presenti in sala fin dalle primissime battute, soprattutto per le esilaranti gags in dialetto catanzarese che hanno reso le scene ancora più divertenti. Questo grazie anche ai bravissimi interpreti della commedia: Piero Procopio nella parte di Fofò, il portiere un po’ bruttino di un palazzo di lusso, Biagio Bianco nella parte di Ettorino il postino, Antonella Apa nelle vesti di Nanà la zia zitella, Gori Mirarchi nei panni di Marchese Raniero, Mico Ammendolina nelle vesti del nonno Tommaso, Teresa Barbagallo ha ricoperto invece la parte della signora Tulli, Maurizio Corrado ha interpretato Agostino, il ricco proprietario del palazzo che si camuffa da barbone, Stella Surace ha interpretato Agatina la mamma di Fofò e infine Loredana Procopio, sorella nella vita reale di Piero, che ha interpretato sulla scena Dalidà, figlia di Fofò.

Divertente la trama: da anni Fofò gestisce nel  migliore dei modi il lussuoso condominio “Paradiso 2”, aiutato da tutti i componenti della famiglia ed in particolare dalla figlia Dalidà, orfana di madre ed un po’ bruttina. Crescendo la ragazza, stanca della routine quotidiana, decide di stravolgere la sua vita andando a farsi bella in una beauty farm. Anche il padre Fofò, di non particolare bella presenza, decide di provare la strada del “ritocchino”, ma alla fine non tutto va per il verso giusto. Dalidà, diventata bellissima, si ribella e non vuole più condurre la vita di sempre, ma vuole girare il mondo e “vendicarsi” di tutti quelli che prima, quando era brutta, la deridevano. Anche Fofò, di ritorno dalla beauty farm di Roma, si è trasformato, anche se non del tutto in meglio, anche perché i soldi a disposizione che poteva spendere nel centro estetico erano pochi e quindi non ha potuto fare moltissimo per migliorare il suo aspetto. Nel frattempo, la famiglia di Fofò ha dato riparo a un barbone che si aggirava nel palazzo e che nessuno del condominio voleva, soprattutto la signora Tulli, giornalista incallita che bada solo all’apparenza e che fa di tutto per cambiare il portinaio, di cui non amava soprattutto l’aspetto fisico. Ma alla fine, si scopre che quello che era il barbone in realtà era il padrone dello stabile che, apprezzando l’accoglienza e la generosità della famiglia di Fofò, ha rinnovato il contratto al portinaio, ringraziando tutta la famiglia per quello che hanno fatto per lui. Bella anche la scenografia, realizzata da Gori Mirarchi. Trucco e parrucco sono stati curati da Daniela Arrotta e mentre luci e fonici da Mattia Procopio.

A conclusione dello spettacolo, i direttori artistici Nico Morelli e Walter Vasta hanno consegnato la maschera simbolo della rassegna teatrale “Vacantiandu” a Piero Procopio che, come ha fatto anche nelle scorse edizioni, ha regalato al pubblico altri 15 minuti di cabaret.

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