La Corte di Appello di Reggio Calabria ha assolto il gioiese Salvatore Infantino dall’accusa di essere il soggetto che la sera del 28 Aprile 2013 piazzò e fece esplodere un ordigno che distrusse letteralmente l’attività commerciale Vedova Nera, posta sulla centralissima via Regina Elena a Gioia Tauro.
La vicenda all’epoca fece molto scalpore e si verificò in un periodo in cui nella cittadina della Piana vi fu una vera e propria escalation di attentati dinamitardi che interessarono diverse attività commerciali.
Infantino, operaio di 31 anni, venne arrestato nel Luglio 2013, poiché dalle immagini riprese dal sistema di video sorveglianza posto all’interno dell’esercizio commerciale, le forze dell’ordine ritennero di individuare nello stesso il soggetto che collocò l’ordigno.
Il giovane, difeso dagli avvocati Renata Zito e Girolamo La Rosa, dopo circa cinque mesi di carcerazione, venne scarcerato dal Tribunale della Libertà di Reggio Calabria a seguito delle risultanze di una perizia antropometrica che escludeva che l’ignoto attentatore potesse individuarsi nell’Infantino.
Tuttavia, nel mese di Maggio 2015, Infantino veniva nuovamente tratto in arresto, questa volta su richiesta della Procura Distrettuale di Reggio Calabria, in quanto il collaboratore Russo lo indicava quale l’effettivo autore dell’attentato dinamitardo.
All’esito del processo di primo grado, il Tribunale di Palmi ne riconosceva la responsabilità e condannava Infantino alla pena di anni quattro e mesi sei di reclusione.
Avverso tale sentenza, i legali proponevano appello.
La Corte di Appello, accogliendo pienamente la tesi difensiva, assolveva Infantino dai reati contestati per non aver commesso il fatto e ne disponeva la immediata scarcerazione.