Il ricorso alla Consulta da parte della Regione Calabria per sancire la incostituzionalità del decreto Salvini è dettato oltre che dalla necessità di affermare la garanzia di diritti primari ed universali soprattutto dalla ragione di valorizzare il modello di integrazione sociale che fa della Calabria il territorio più accogliente d’Italia.
C’è stato chi in questi anni ha favorito affari e profitti sulla pelle dei migranti e chi, invece, a partire da molti e numerosi comuni calabresi ha esplicitato una politica della accoglienza fondata sul principio secondo il quale più alto è il tasso di solidarietà più alto è il livello di sicurezza sociale.
È la soppressione dei diritti umanitari, la costrizione alla clandestinità che genera insicurezza e barbarie sociale.
È, dunque, assai apprezzabile il pronunciamento di Oliverio, intanto, perché il ricorso alla Consulta è una prerogativa costituzionale per le regioni italiane quando si ravvisano evidenti limiti di incostituzionalità nella produzione legislativa del Parlamento italiano.
Del resto è già accaduto che, pur se controfirmata dal Presidente della repubblica, la legge Maroni, anch’essa rivolta contro i migranti, fu bocciata dalla Corte costituzionale.
La iniziativa di Oliverio, inoltre, è doverosa perché è rivolta a difendere gli interessi dei calabresi. Il modello Calabria su cui insiste la iniziativa della Regione e dei comuni calabresi, attraverso le diffuse pratiche di accoglienza, sta contrastando gli effetti negativi del fenomeno dello spopolamento e sta generando opportunità di lavoro qualificato per diverse centinaia di cittadini calabresi. Solo chi intende sollecitare la paura e le pulsioni razziste nella speranza di carpire consenso elettorale può non vedere quanto di positivo stia accadendo in Calabria.
È anche questa una via da percorrere per la crescita economica e sociale ma soprattutto per fare della Calabria una comunità con più alti livelli di coesione sociale e maggiore senso di civiltà e umanità.