Emilie, la potremmo immaginare cosi: il ritratto anastatico e polito di una ragazza con i consueti crucci che contrassegnano quell’età della “gemma grezza”, ovverosia l’adolescenza. Ma ella celava nel suo cuore un dolore che percorreva ogni lato e tratto del suo corpo, del suo sembiante tenero e pudico. Già perchè avrebbe voluto studiare e giocare, nonchè trastullarsi come i suoi coetanei ed esplicitarne magari i singulti di un amore finito tipico di quella età. Invece tutto le è stato diniegato, ridotto a brandelli senza che nulla si potesse rabberciare in quel caos della sua testa. A causa di un fenomeno dilagante: Il bullismo. Il bullo,
è solitamente colui, il quale appercepisce nell’altro una minaccia e lo avverte come diverso,sentendosi essere superiore, in questo caso ad Emilie . Lei che per ripararsi dalle “torpedini” e dai dileggi degli aitanti bulli a scuola, come scriveva sul suo diario segreto, pubblicato dai genitori sul quotidiano francese la “Voix du Nord”, si rinchiudeva in bagno “l’unico posto giusto”, in quel mondo ingiusto,mediocre balordo e pieno di vigliaccheria ed ingiustizie . Lei che per gli altri appariva essere diversa e sporca per gli abiti che indossava ad un certo punto inascoltata ed incompresa il 22 Gennaio ha deciso “ob torto collo”, di mettere fine alla sua esistenza “nel peggiore dei mondi possibili”. Lì nel centro di Lille ove quei bulli la allignavano e l’avevano circonfusa quale anello debole da eliminare. A scuola ove tutto dovrebbe iniziare, ove tutti, anche e soprattutto gli adolescenti emarginati vanno ausiliati direbbe Don Milani, ha termine una giovane vita. Per colpa forse di una società, la nostra troppo intenta a far da Narciso e a badar poco all’essenza di ogni individuo. Questa era Emilie “l’essenza di quell’infinito che l’altro è, e si svela attraverso il suo volto, direbbe Levinas. Il volto di Emilie, era gioioso e volenteroso ma per colpa della società nostra è stato reciso per sempre.
Francesco Grossi