L’intervento integrale in Aula del Presidente del Consiglio regionale, Domenico Tallini, sull’abrogazione della legge regionale. Il Consiglio ha approvato, all’unanimità, la legge che abroga la legge, approvata lo scorso 26 maggio.
“Onorevoli Consiglieri,
mi sono assunto la responsabilità di convocare questo Consiglio Regionale straordinario e d’urgenza per l’annullamento della Legge 5/2020 con cui sono state apportate modifiche alla Legge 13/2019 che regola l’indennità differita e l’indennità di fine mandato spettanti ai Consiglieri regionali.
Questa Presidenza ha verificato la sussistenza di incongruenze sia per quanto riguarda il mancato allineamento alle intese raggiunte sulla materia in sede di Conferenza Stato-Regioni e di Conferenza dei Presidenti delle Assemblee Legislative, sia per quanto riguarda l’impatto finanziario per l’Ente che si realizzerebbe potenzialmente con l’allargamento della platea dei beneficiari.
Ho anche verificato la volontà unanime dei Gruppi Consiliari che avevano presentato la proposta di legge di procedere all’annullamento della norma approvata.
I profili di formale irregolarità non sono purtroppo emersi con la necessaria chiarezza nell’ultima seduta del Consiglio, anche perché il ricorso all’art. 42 del Regolamento da parte dei Gruppi proponenti – vale a dire l’inserimento di pratiche non contemplate nell’ordine del giorno – ha sostanzialmente ristretto gli spazi per un’analisi più approfondita dell’argomento in discussione, anche a causa di un’inadeguata e insufficiente relazione che questa Presidenza si sente, sia pure a posteriori, di censurare.
La revoca della legge 5/2020 è un atto doveroso e, nello stesso tempo, un atto di responsabile umiltà da parte del Consiglio regionale della Calabria, capace di riconoscere errori di valutazione, errori di analisi, errori di opportunità politica.
Con questo atto che compiamo oggi non cancelliamo nessun “peccato originale” di cui vergognarci, ma prendiamo semplicemente atto con umiltà e senso del dovere dell’enorme responsabilità che abbiamo come Assemblea Legislativa rappresentativa della sovranità popolare.
Una responsabilità così gravosa non ci consente di sbagliare, nemmeno in buona fede.
E proprio perché ogni esperienza, anche negativa, diventa una lezione utile e preziosa, mi sento di raccomandare a tutti i Consiglieri regionali di limitare in futuro quanto più possibile il ricorso all’art.42 del Regolamento, riservandolo solo ai casi che impongono scadenze rigorose o che presentano profili di urgenza.
L’istruttoria in sede di commissioni consiliari dovrà essere sempre e comunque la nostra stella polare, a meno di fattispecie straordinarie che impongano deliberazioni d’urgenza.
Prima di passare all’illustrazione dell’atto di revoca della Legge 5/2020, consentitemi di esprimere tutta la mia indignazione per l’ingiusto attacco concentrico rivolto in questi giorni al Consiglio Regionale e ai suoi componenti, un attacco basato su fake news, su falsità, bugie, inaccettabili forzature e fantasiose ricostruzioni.
La più colossale fake news è il ripristino dei vecchi vitalizi che il Consiglio Regionale avrebbe operato con la legge 5/2020 che stiamo per abrogare.
I vecchi vitalizi sono stati aboliti dal 2011, mentre la legge 13/2019 ha consentito di rideterminare su base contributiva ben 189 assegni vigenti con un risparmio per l’Ente di un milione e 249mila euro all’anno.
Sono questi i dati inoppugnabili che nessuno potrà mai mistificare.
La legge che stiamo per abrogare non incide sull’impianto della normativa esistente, se non per aspetti marginali, anche se dobbiamo avere l’onestà intellettuale di riconoscerne i profili di inopportunità politica e di non aderenza alle intese nella Conferenza Stato-Regioni.
Ma di questo aspetto parlerò più avanti, in maniera più dettagliata, perché oggi più che mai c’è necessità di un’operazione-verità che restituisca dignità al Consiglio regionale della Calabria davanti ad un’opinione pubblica disorientata dal disinvolto uso dell’arma della falsità.
Onorevoli Colleghi,
si è formato in questi giorni un singolare “cartello” che ha utilizzato in perfetta malafede fake news e bugie per demonizzare e infangare il Consiglio regionale della Calabria, senza distinzione tra maggioranza e opposizione.
In questo triste e variopinto “cartello di sciacalli” ci sono paladini dell’antipolitica, nostalgici della Prima Repubblica antimeridionalisti a pagamento,giornalisti che si cimentano in fantasiosi racconti gialli, e anche candidati alla Presidenza della Regione, sonoramente bocciati dall’elettorato. Io non credo ai complotti che sono cose serie, organizzate da gente seria. Ma registriamo una singolare convergenza di interessi di soggetti tra loro diversi, ma accomunati tutti da sentimenti di rivalsa e perfino dall’odio, e comunque da obiettivi dai tratti non proprio nobili.
Questo Consiglio Regionale, insediatosi nel momento più drammatico e delicato dell’epidemia, ha risposto con grande senso di responsabilità, licenziando il bilancio e sostenendo direttamente iniziative a favore delle famiglie, come gli stanziamenti per gli studenti universitari fuori sede e per il che, messo alla prova del governo del Paese e di grandi città come Roma, ha dato prova di incultura, ignoranza dei problemi, improvvisazione, dilettantismo, scadendo anche in forme perverse di gestione del potere.
Non mi pare che il “cartello” dei novelli fustigatori del costume politico si sia indignato per la scarcerazione di centinaia di boss mafiosi, mandati ai domiciliari con una superficialità che lascia basiti.
Non ho traccia della loro indignazione per i disinvolti “aiuti di Stato” elargiti anche a chi non ne ha diritto, per un “reddito di cittadinanza” finito nelle tasche di delinquenti e nullafacenti di professione e che ha fa riportato indietro di mezzo secolo il nostro Paese.
Prendo atto dei toni più distesi del ministro Di Maio che ha parzialmente corretto un suo affrettato e disinformato commento su questa vicenda, ma noto con stupore che alcuni leader nazionali, anche della mia parte politica, non hanno sentito l’esigenza di approfondire la questione prima di lanciarsi in giudizi affrettati e carichi di demagogia. Che la Calabria abbia bisogno di treni, ospedali e posti di lavoro lo sanno anche i bambini.
Onorevoli Colleghi,
ho detto sulla stampa che oggi occorre un’operazione-verità che diradi ogni possibile nube su questo Consiglio regionale, che spazzi via le fake news sparse a piene mani dal “cartello degli sciacalli”.
Non sarà un’operazione semplice perché il vento dell’antipolitica ha fatto passare il falso messaggio di un’Assemblea che in piena emergenza sanitaria ripristina privilegi aboliti da tempo.
Ho già detto che le inopportune modifiche introdotte dalla legge 5/2000 che ci apprestiamo a revocare comunque non incidevano sull’impianto della legge n. 23/2019 che ha introdotto, come in quasi tutte le Regioni italiane, il regime dell’”indennità differita” per i Consiglieri regionali, imperniato sul sistema contributivo.
Quell’impianto resta ben saldo. La legge regionale n. 13 del 201 ha previsto l’indennità differita basata sul metodo contributivo previsto dal D.l 174/2012 al pari delle altre Regioni d’Italia
Il Consiglio regionale della Calabria ha provveduto a dare attuazione alle disposizioni contenute nel Capo I della legge, rideterminando un numero complessivo di 189 vitalizi in erogazione con un risparmio di spesa pari ad euro 1.249.588,00 ogni anno. Il risparmio rilevato dalla contabilità dell’ente ad oggi è in linea con le proiezioni di risparmio di spesa quantificate nella relazione tecnico finanziaria considerato che il risparmio medio mensile rilevato a consuntivo è pari ad € 102.252,54, tenuto conto delle cessazioni del diritto al vitalizio, che ad oggi sono state 4 e che attualmente sono in linea con le previsioni.
L’indennità differita è un istituto introdotto con le disposizioni contenute nel Capo II, espressamente previsto dalla legge dello Stato (Decreto Monti) la cui ratio iuris risiede nel sistema di calcolo contributivo.
I tratti fondamentali dell’istituto prevedono che al compimento del 65° anno di età il Consigliere regionale che abbia versato una contribuzione anche volontaria della durata di 5 anni, può accedere al relativo beneficio.
A titolo esemplificativo un Consigliere regionale versa una contribuzione volontaria in 5 anni quantificata in euro 38.000,00. A fronte di tali versamenti percepisce al compimento dei 65 anni di età un’indennità differita al lordo delle tasse per circa 720,00 mensili.
A tal proposito l’indennità differita è diversa dall’istituto del vitalizio così come disciplinato dalle leggi regionali precedenti. Infatti quest’ultimo era sganciato dalla logica contributiva ed è stato abrogato con la legge regionale 38/2011. A titolo esemplificativo, un consigliere regionale che aveva svolto il mandato per una legislatura e che quindi che aveva versato i contributi per 5 anni, percepiva al raggiungimento dei 60 anni di età un vitalizio pari ad euro 3.745,16 lordi mensili, a fronte dell’importo di 720,00 che il consigliere percepisce in virtù della legge regionale n. 13/2019.
Si è passati, in altre parole, da vitalizi di 3.745 euro al mese ad una “indennità differita” di 720 euro al mese.
L’errore è stato quello di lasciare intendere,con la legge che stiamo per abrogare, che tale beneficio poteva estendersi con la contribuzione volontaria anche ai Consiglieri dichiarati decaduti.E’ stato un errore che il Consiglio regionale riconosce e ripara.
C’è da dire che il Consigliere regionale calabrese percepisce un’indennità differita inferiore a quella dei consiglieri regionali di tutte le altre Regioni d’Italia
perché si calcola sull’indennità di carica che risulta più bassa della media delle altre Regioni italiane (5.100 euro contro i 6.400 euro di media).
Onorevoli Colleghi,
dicevo che non sarà facile ripristinare la verità, ma dobbiamo provarci, in tutte le sedi.
Così come dovremo, con responsabilità e senza tentazioni demagogiche, intervenire progressivamente sul contenimento dei costi della politica che derivano da normative e scelte del passato.
Un primo passo, molto significativo e che dovremmo maggiormente sottolineare, è la riduzione di ben TRE MILIONI di euro sul bilancio di funzionamento del Consiglio Regionale che abbiamo recentemente approvato.
E’ una cifra importante, significativa, che rappresenta una prima svolta rispetto al passato.
Segnalo con soddisfazione anche la riduzione dei costi dei gruppi consiliari, anche questo testimoniato dalla restituzione di oltre 300mila euro alla fine della scorsa legislatura.
Sono certo – e rivolgo in questo senso una raccomandazione ai Presidenti dei gruppi – che anche in questa legislatura le somme assegnate ai gruppi saranno impiegate con saggezza e moderazione.
Onorevoli Colleghi,
oggi compiamo un dovere, lo facciamo a testa alta, facendo ammenda di un errore di valutazione che ha suscitato reazioni nell’opinione pubblica, ma respingendo con forza e dignità la valanga di ingiuste e false accuse che sono state rivolte all’Istituzione e ai singoli Consiglieri.
Dimostreremo, con la validità del nostro lavoro e con la produzione di leggi che incideranno positivamente sulla vita sociale, economica e culturale della Calabria, che siamo ben degni di rappresentare i cittadini che ci hanno concesso l’alto onore di rappresentarli.
Al “cartello dei falsi indignati” intendo rivolgere una sfida pubblica.
Li sfido a dimostrare che con la legge 5/2020, che stiamo per abrogare, sono stati reintrodotti i vecchi vitalizi.
Li sfido a dimostrare che il regime dell’indennità differita con il metodo contributivo è stato adottato solo dalla Regione Calabria.
Li sfido a dimostrare che i Consiglieri regionali della Calabria percepiscono un’indennità di carica superiore a quella dei loro colleghi delle altre Regioni italiane.
Solo ai calabresi dobbiamo delle scuse per l’errore commesso, ai quali però diciamo anche che questa Assemblea Regionale non ha reintrodotto, né reintrodurrà mai, alcun privilegio già abolito.
Il Consiglio regionale della Calabria saprà ben riconquistare la fiducia dei cittadini con le sue condotte e con il suo lavoro.
E’ con questo auspicio che chiedo a questo Consiglio Regionale di approvare l’abrogazione della legge 5/2020.”