Era stata annunciata come la necessaria ed unica riforma possibile di quella parte della forestazione gestita dall’ex AFOR; una nuova azienda regionale che diventasse un “unicum” organizzativo di risorse umane e patrimoniali, seppur provenienti da realtà diverse; una azienda con l’obiettivo di mettere al servizio del territorio e della Calabria uno strumento efficace ed efficiente sui versanti della manutenzione del territorio, della lotta al dissesto idrogeologico, del monitoraggio e della sorveglianza idraulica. Si raccontava di una azienda che contribuisse, finalmente, a mettere in sicurezza il devastato territorio della Calabria, una delle condizioni in mancanza della quale diventa inattuabile qualsiasi modello di sviluppo; si parlava di una azienda pronta a decollare anche per l’assenza , ope legis, di qualsiasi forma di debito verso terzi; si vaticinano nuove assunzioni e sblocco del turn over.
E invece a distanza di oltre un anno dall’approvazione della legge istitutiva, la L.R. 25/2013, e a pochi mesi dal suo reale esordio, Calabria Verde è, anche dal punto di vista finanziario, già, con l’acqua alla gola. Ne sanno qualcosa tutti i forestali e i sorveglianti idraulici dell’intera provincia di Cosenza, dal Savuto al Pollino passando dalla Sila, che, loro sì, accumulano debiti per tirare avanti, inclusi quelli per raggiungere i luoghi di lavoro con i propri mezzi e a loro spese. Al momento si sono accumulate tre mensilità e dalla Regione non arrivano notizie rassicurante per i lavoratori di Calabria Verde, né tantomenon per i dipendenti dell’Arsac.
Si scarica, invece, sui vincoli del Patto di Stabilità, come se, quest’ultimo, fosse un elemento variabile intervenuto a sorpresa negli ultimi giorni. Per dirla tutta, a noi pare un po’ come la foglia di fico dietro la quale, la Regione nasconde l’incapacità di programmare, selezionare e, addirittura, recuperare quote di spesa segnate da aloni di illegittimità e incostituzionalità. Ma lungi dal volerci ergere a giuristi, la qual cosa spetta, invece, come obbligo agli organi dello Stato e della Regione, ci preme sottolineare che qualora FAI, FLAI e UILA non saranno subito convocate dalla Regione, scatterà la mobilitazione di tutti i lavoratori.