Calabria: mancato adeguamento sistemi di depurazione

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La Corte Costituzionale con la sentenza 335/2008 ha dichiarato che la quota di tariffa riferita al servizio di depurazione ha natura di corrispettivo di prestazioni contrattuali e non di tributo per cui non è dovuta nel caso in cui il servizio non sia espletato. In pratica nei centri dove manca o non è funzionante un servizio centralizzato di depurazione per le acque fognarie, chi gestisce il servizio idrico, sia esso pubblico o privato, non può riscuotere la somma destinata alla depurazione, il cui importo viene caricato sulle bollette degli utenti.

La Procura della Repubblica di Reggio Calabria, nell’ambito della inchiesta “Maladepurazione”  nel settembre 2018, ha posto sotto sequestro quattordici impianti di depurazione della provincia di Reggio Calabria (di cui ben sei ricadenti nel territorio del comune capoluogo) per irregolarità nelle operazioni di depurazione.
Le maggiori criticità riscontrate possono essere evidenziate così come di seguito: inadeguatezza strutturale di molti impianti, generalizzata carenza di manutenzione ordinaria e straordinaria,  mancanza di programmazione dei lavori di manutenzione, smaltimento illecito dei fanghi di depurazione, carenza di personale negli impianti, assenza di monitoraggio costante delle condizioni di funzionamento,  malfunzionamento delle stazioni di sollevamento, rotture o intasamento delle condotte che sono causa di scarico in mare quindi privi di alcuna depurazione. Le reti fognarie, inoltre, nella quasi totalità dei casi accertati, non presentano idonea separazione tra acque bianche e acque nere, con conseguente insabbiamento di condutture e stazioni di sollevamento.
Per ordine del tribunale i 14 impianti sequestrati, sparpagliati per tutto il Reggino, da Bagnara Calabria a Melito Porto Salvo, sono stati affidati ad un Commissario Regionale incaricato di riportarli a regime e con obbligo di conformare urgentemente lo stato di fatto e di diritto degli impianti alle prescrizioni di legge e di regolamento applicabili in ragione delle violazioni contestate nei provvedimenti di sequestro.

Ricordiamo che ad oggi siamo sotto procedura di infrazione da parte dell’Unione Europea la quale ha più volte sanzionato l’Italia e la Calabria in particolare per il mancato adeguamento alla normativa sui sistemi di depurazione.
A tal proposito parla chiaro il dossier pubblicato a giugno dall’Agenzia europea dell’ambiente: la provincia di Reggio, trascinata dal territorio comunale del capoluogo, è quella con il maggior numero di punti con acque classificate come “scarse”. I punti non balneabili sono sempre gli stessi, a conferma che poco o niente è stato fatto.
                                                                                 
Falcomatà ed Oliverio, Parlateci Del nostro mare e delle tasse che paghiamo!!!

                                                             

Presidente “Centro Studi Tradizione Partecipazione”
Nicola Malaspina

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