Calabria: picchiata per avere aiutato cani randagi. Identificati aggressori

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Era stata picchiata il 6 agosto scorso a Tortora, nel cosentino, Beatrice Lucrezia Orlando, insegnante originaria di Potenza, in vacanza in Calabria, aggredita da alcuni vicini di casa dopo aver soccorso alcuni cani randagi.
Adesso i quattro aggressori sarebbero stati individuati dai carabinieri, attivatisi subito dopo la denuncia della donna che, aveva denunciato anche l’episodio su Facebook.
Si tratterebbe di due uomini e due donne, tutti originari del Napoletano.
Oltre a denunciare la grave vicenda, la donna aveva anche sottolineato come nessuno l’avrebbe aiutata.
“La strada è trafficatissima, ma nessuno ha osato soccorrermi. Sono riuscita a raggiungere casa trascinandomi”, ha spiegato la donna.
“Attenzione. Immagini forti- ha scritto la Orlando sui suoi social- Non guardare se si hanno problemi di qualunque natura.
Aggredita. in mezzo alla strada da quattro vicini del mare. Senza motivo. Non aggiungo i commenti sulle varie. i lividi e i buchi in faccia sono il minimo. Ero in bici per I fatti miei. Neanche li conosco. Davvero. Non gli ho fatto niente. Mi hanno rotto anche i denti. Aggredita da quattro. Non fotografo il resto del corpo, devo davvero dire di dove sono? No. Non stranieri. Fa notizia oppure no? Vogliamo agire prima?”
Secondo le ricostruzioni, sarebbero state due le aggressioni, la prima nella serata del 4 agosto, intorno alle 19, quando la Orlando viene aggredita da una signora che, in un napoletano molto stretto, inizia a insultare pesantemente lei e la sua famiglia. La seconda, il 6 agosto, quando la donna viene picchiata selvaggiamente.
Il racconto: “Intorno alle 19 esco con la bici per recarmi al tabaccaio. E lì davanti mi sono trovata circondata. Erano in quattro: la signora dell’aggressione precedente, suo marito, il figlio e la sua fidanzata. La madre mi teneva ferma e mi graffiava, la fidanzata ha preso il telefono con cui io avevo tentato di chiamare soccorsi, il figlio è arrivato da dietro e ha iniziato a riempirmi di pugni, sulla testa sul volto. Aveva anche degli anelli, io ho ancora i buchi sul volto che lui mi ha lasciato. Con la coda nell’occhio vedevo che c’era gente attorno, ma nessuno interveniva, l’ultimo atto: il figlio mi ha schiacciato con la bici”.

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