Colpo all’associazione mafiosa romana ‘clan Casamonica’: è di 31 arresti e sei persone al momento ricercate il bilancio di una maxioperazione dei Carabinieri del Comando provinciale di Roma. I militari stanno eseguendo tra la Capitale e le provincie di Reggio Calabria e Cosenza 37 misure cautelari in carcere, emesse dal gip di Roma su richiesta della locale Dda. Sono ritenuti responsabili, in concorso fra loro e con ruoli diversi, di aver costituito un’organizzazione dedita al traffico di droga, estorsione, usura, commessi con l’aggravante del metodo mafioso.
Tra le vittime di usura del clan ci sono anche il conduttore radiofonico Marco Baldini, che da tempo ha riconosciuto di essere vittima del gioco d’azzardo, e uno dei figli di Franco Zeffirelli.
Sono stati anche sequestrati locali nel centro di Roma: tra questi una discoteca a Testaccio e un ristorante in zona Pantheon. Ancora in corso il conteggio definitivo del valore dei beni interessati. Durante le perquisizioni sono stati sequestrati 50 mila euro in contanti, conti correnti, 20 automobili, decine di orologi di lusso. E poi quattro case popolari, occupate abusivamente dopo essere state sottratte ai legittimi assegnatari come restituzione di debiti contratti con la famiglia.
Sigilli anche alla palestra di Domenico Spada, detto Vulcano, pugile professionista finito in carcere nell’ambito dell’operazione, una villa in zona Porta Furba, una casa nel quartiere Infernetto e un centro estetico in zona Tuscolana.
Per gli inquirenti il ruolo apicale di promotore è ricoperto da Giuseppe Casamonica, recentemente uscito dal carcere dopo circa 10 anni di detenzione. Gli arrestati sono anche ritenuti responsabili, in concorso fra loro e con ruoli diversi, di aver costituito un’organizzazione dedita al traffico e allo spaccio di sostanze stupefacenti, estorsione, usura, concessione illecita di finanziamenti ed altro, tutti commessi con l’aggravante del metodo mafioso.
Sono due i collaboratori di giustizia: il primo ‘pentito’ è l’ex compagna di Massimiliano Casamonica, fratello di Giuseppe, ritenuto il capo dell’associazione. La donna non sarebbe stata mai bene accetta e avrebbe subito comportamenti che abitualmente il gruppo riservava agli estranei. Fuggita di casa dopo che di fatto sarebbe stata tenuta in stato di segregazione dalle altre donne della famiglia, ad accudire i figli, ha deciso di collaborare. Ora la donna, che ha meno di 40 anni, gode di un programma di protezione. L’altro collaboratore è un uomo, un calabrese residente da anni a Roma, che per il gruppo avrebbe curato interessi legati al traffico e allo spaccio di sostanze stupefacenti.
Il clan non aveva bisogno di usare la violenza, bastava il solo nome della famiglia Casamonica per farsi rispettare. “Un gruppo molto forte anche per il marchio di origine particolarmente significativo sul territorio romano” ha sottolineato il procuratore aggiunto della DDA di Roma, Michele Prestipino. A quanto ricostruito, le vittime non denunciavano sia per timori di ritorsioni sia perché pagare il ‘clan’ Casamonica rappresentava una sorta di ‘assicurazione a vita’. (Ansa)