A distanza di anni, il caso della morte dell’agente penitenziaria Maria Teresa Trovato Mazza, detta Sissy, torna al centro dell’attenzione grazie a un’interrogazione parlamentare presentata il mese scorso, dalla deputata del Movimento 5 Stelle, Stefania Ascari. Lo scopo è fare luce sugli elementi ancora oscuri della vicenda e sulle ipotesi alternative al suicidio.
Sissy venne trovata in fin di vita nell’ascensore dell’ospedale civile di Venezia dove si trovava in servizio per verificare la situazione di una detenuta che aveva partorito.
È rimasta in coma per oltre due anni a seguito del colpo di pistola esploso nel novembre del 2016.
Prestava servizio esterno per conto del carcere della Giudecca, nell’ospedale di Venezia. Poi qualcosa è successo. Quel famoso colpo di pistola esploso in ascensore la fa entrare in coma. Nonostante per la Procura in questi anni si sia sempre trattato di suicidio, la famiglia di Sissy e le associazioni nate in suo sostegno, non credono a questa versione e, da allora si battono per avere giustizia.
Oltre ai dubbi sulla dinamica del ferimento, a rendere ancora più complessa la vicenda vi sono le problematiche legate all’ambiente carcerario in cui lavorava Sissy. L’agente aveva segnalato alla direttrice episodi di mobbing da parte di colleghi, presumibilmente legati alla sua volontà di indagare su un presunto traffico di droga all’interno della struttura e su presunte irregolarità nella gestione amministrativa delle detenute. Inoltre, secondo alcune segnalazioni inquietanti, Sissy stava cercando di far luce sulla possibile presenza di feti sepolti nel giardino del carcere.
“Per questi motivi – ha dichiarato Ascari – ho depositato un’interrogazione parlamentare per contribuire a far emergere la verità sulla morte dell’agente Sissy Trovato Mazza e su eventuali ombre che circondano la gestione della struttura penitenziaria.”