“Apprezzo il costante e solerte impegno di Santo Bagalà, già presidente del consiglio comunale di Gioia Tauro, a favore degli abitanti della Ciambra, che annovera tantissimi minorenni, e bene ha fatto la collega Garante della salute della Regione Calabria, Anna Maria Stanganelli, ad effettuare, insieme agli amministratori locali, un sopralluogo. Ma la soluzione dell’atavico problema non è l’ennesimo tavolo in prefettura per mettere falle ad una nave affondata. Ciò detto con assoluta considerazione dell’impegno della prefettura ed allo scopo che la stessa non perda tempo con soluzioni tampone”: è quanto dichiara il Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza della Regione Calabria, Antonio Marziale.
“L’Italia intera ricorda il mio impegno – continua Marziale – che sortì l’effetto di una parvenza di manto stradale, un raffazzonamento della rete fognaria e la raccolta di qualche cumulo di immondizie. Grazie alla cura della Chiesa locale, tanti bambini hanno cominciato a fare doposcuola e io provvidi finanche a pagare la retta del pulmino che li accompagnava a scuola, per drenare una dispersione scolastica che era alle stelle. In pieno periodo di scuola a distanza, per via del Covid, ho in qualche modo sopperito con la distribuzione di libri, giacché mi era stato detto che il più dei bambini non fruiva della rete Internet. Tutto è tornato come prima, se non addirittura peggio”.
“L’ultimo atto si consumò al Viminale – ricorda Marziale – quando insieme al sindaco Aldo Alessio, alcuni assessori ed al compianto presidente nazionale Unicef, Francesco Samengo, partecipammo ad una riunione presieduta dal prefetto Michele Di Bari, allora direttore del Dipartimento immigrazione e diritti umani, ma prima di quell’incarico prefetto di Reggio Calabria, che partecipò ad alcuni dei miei sopralluoghi. Si era rimasti ad un progetto che avrebbe recuperato i soldi per il riammodernamento del quartiere, che già comunque era stato progettato dall’ex sindaco Giuseppe Pedà. Ricordo di essere stato l’unico a dirsi contrario”.
“Il problema della Ciambra non è soltanto strutturale – incalza il Garante – ma prima di tutto sociale. Gli organi d’informazione, parlando del quartiere gioiese, lo hanno battezzato “ghetto” a ragion veduta. La soluzione, che trova d’accordo quasi tutti gli stessi abitanti del quartiere, è innescare un processo di contaminazione urbana, cioè trovare una collocazione abitativa a quelle famiglie in città. Se anche si rifacesse un lavoro di riqualificazione, le condizioni d’intorno si presterebbero sempre e comunque ad un rigetto delle cose fatte. La Ciambra è una discarica dove anche abitanti della città si recano a buttare immondizie e ciò va detto con il coraggio della verità. E quando i cumuli stanno per arrivare all’altezza dello Zomaro, allora ecco che la soluzione è l’incendio, che rende difficile e pericolosa l’estate dei gioisoesi”.
“La verità deve accompagnare sempre le battaglie civili a favore della gente disagiata, soprattutto dei minorenni – evidenzia il sociologo – e la verità è che mentre io bussavo a porte che rimanevano chiuse per chiedere aiuto, nel frattempo Jonas Carpignano guadagnava un premio al Festival di Cannes per un pregevolissimo docu-film sulla Ciambra e ad egli venivano spalancate le porte dei piani alti della Regione con gli amministratori di allora che si dichiaravano “commossi”. Peccato che il film riproduca la realtà, quella che trasmise a puntate “Striscia la Notizia” di Antonio Ricci, che mi ha sostenuto con i suoi inviati minuto per minuto, e rispetto alla quale nessuno si è detto commosso. Tempi bui quando ci si commuove davanti a un film e si perdono di vista i bisogni reali della povera gente”.
Il Garante così conclude: “Si ripulisca il quartiere immediatamente, perché il rischio di malattie ed infezioni è a livelli emergenziali, ma fino a quando sentirò parlare di riqualificazione del quartiere e non di “contaminazione urbana” di quei bambini al resto della città, sono autorizzato a credere che tutto sia destinato a rimanere una fiction”.