Questa sera, 27 gennaio, presso il Cine Teatro “R. Gentile”, giungerà al suo terzo appuntamento la rassegna cinematografica del film d’autore “Mercoledì al Gentile”, organizzata dall’Associazione Reggio Cinema e dal Comune di Cittanova.
Film in scaletta “Mediterranea”, presentato alla Semaine de la Critique du Festival de Cannes 2015, 68° edizione.
La proiezione, con inizio alle ore 21.30, sarà preceduta dall’incontro con il regista Jonas Carpignano e con la giovane attrice cittanovese Vincenzina Altea Siciliano.
L’opera affronta una delle questioni di maggiore attualità e oggi più che mai assai dolorosa, e quotidiano oggetto di pagine di cronaca, l’immigrazione.
Protagonista del film è Ayiva, che lascia il Burkina Faso per raggiungere l’Italia con la speranza di trovare un’attività che gli consenta di aiutare sua figlia, ancora bambina, e sua sorella che se ne occupa.
Trova lavoro come raccoglitore di arance a Rosarno, in Calabria. Sin dall’inizio tante sono le difficoltà da affrontare, che purtroppo si accrescono quando parte della popolazione locale aggredisce gli immigrati.
Jonas Carpignano è figlio di un italiano e di un’afroamericana. Non è quindi difficile comprendere come un tema come quello delle nuove schiavitù e delle reazioni che suscitano in Italia lo abbia interessato al punto di aver abbandonato l’idea di realizzare un cortometraggio a favore di un’opera di durata maggiore. Il suo è un punto di vista molto interessante che guarda e legge i rapporti tra migranti e popolazione locale, non nell’ormai stereotipato ‘Nord’, bensì a Rosarno, in Calabria.
È lì che, come molti ricordano, scoppiò nel 2008 il primo conflitto esplicito e cruento tra migranti e cittadini. Quattro anni dopo, nel 2012, c’erano ancora mille extracomunitari nell’area impiegati come manodopera stagionale a basso costo per la raccolta di agrumi.
Il regista racconta in maniera efficace il viaggio della speranza dei suoi protagonisti, riuscendo nel contempo a ritrarre e presentare gli atteggiamenti nei confronti degli immigranti da parte degli italiani, nei quali si fondono lo sfruttamento e la carità, forse un po’ troppo compiaciuta.
Allo spettatore viene dunque facile cogliere gli stati d’animo degli africani, mentre viene lasciata allo stesso una libera interpretazione delle intrinseche cause che portarono alla reazione violenta nei confronti degli immigrati da parte degli abitanti della cittadina reggina.