A memoria, né mio padre nè io, ricordiamo una situazione così disastrosa per quanto riguarda l’olio di oliva che rimane invenduto e il cui prezzo , sia per extravergine che per il cosiddetto lampante, è in caduta libera anzi per quest’ultimo non c’è assolutamente mercato.” Cosi esordisce Stefano Bivone presidente provinciale della Coldiretti di Reggio Calabria e imprenditore olivicolo commentando, nel pieno della campagna olearia, la situazione dell’oro verde che sta mettendo in ginocchio la produzione regionale, proprio nell’annata della ripresa sia per quantità che per qualità con una produzione che in Calabria si attesta tra 40 e 45mila tonnellate di olio, il doppio rispetto a quella precedente quasi tutta ottima in termini di qualità con olive sane. Vi è delusione e rabbia,i depositi sono pieni e non c’è mercato e l’EVO – prosegue – spunta un prezzo di appena 3,20 € al kg. che non copre nemmeno i costi di produzione. Molti produttori preferiscono non raccogliere le olive e questo sta incidendo molto in termini occupazionali oltre a causare un ristagno in generale dell’economia e del reddito delle famiglie. Basta pensare – aggiunge Bivone – che gli olivicoltori quando vanno al frantoio per molire le olive preferiscono pagare in natura con lo stesso olio prodotto e non con i soldi liquidi”. Insomma – chiarisce Coldiretti – dall’anello più debole della catena fino alla trasformazione, tutta la filiera dell’olio è strozzata da pratiche commerciali che hanno fatto crollare del il prezzo dell’olio con un ribasso del 40% e l’invasione di olio extracomunitario ma anche spagnolo con le importazioni che nel 2019 crescono in quantità del 48% e non fanno che aggravare la situazione con le gravi ripercussioni sul mercato e sull’uliveto Calabria”. Nel sottolineare l’aggravante degli “esperti” in triangolazioni che fanno diventare italiano l’olio, a favorire gli arrivi di olio straniero dall’estero, secondo Coldiretti, contribuisce anche la mancanza di trasparenza nonostante che dal 1 luglio 2009 sia obbligatorio indicare per legge la zona di produzione delle olive in etichetta, in base al Regolamento comunitario n.182 del 6 marzo 2009. Sulle bottiglie di extravergine ottenute da olive straniere in vendita nei supermercati – denuncia Coldiretti – è quasi impossibile, nella stragrande maggioranza dei casi, leggere le scritte “miscele di oli di oliva comunitari”, “miscele di oli di oliva non comunitari” o “miscele di oli di oliva comunitari e non comunitari” obbligatorie per legge nelle etichette dell’olio di oliva. La scritta è riportata in caratteri molto piccoli, posti dietro la bottiglia e, in molti casi, in una posizione sull’etichetta che la rende difficilmente visibile. Inoltre spesso bottiglie con extravergine ottenuto da olive straniere sono vendute con marchi italiani e riportano con grande evidenza immagini, frasi o nomi, fortemente ingannevoli, che richiamano all’italianità. I consumatori – annota Coldiretti – dovrebbero fare la spesa con la lente di ingrandimento per poter scegliere consapevolmente. “La situazione è grave e pur avendo fatto passi in avanti grazie all’innovazione e l’operosità dei produttori olivicoli – dichiara Franco Aceto Presidente di Coldiretti Calabria – resta l’urgenza di costruire finalmente il Piano Olivicolo Nazionale. In Spagna – ricorda – ne hanno già fatti 5 per rivedere i rapporti all’interno della filiera, coinvolgendo in prima istanza proprio la grande distribuzione, perché i prezzi allo scaffale di olio extravergine di oliva a 3 euro a bottiglia sono inaccettabili. Insieme ai controlli che devono essere svolti – prosegue Aceto – occorre stringere le maglie ancora larghe della legislazione con l’approvazione delle proposte di riforma dei reati alimentari presentate dall’apposita Commissione presieduta da Giancarlo Caselli ed eliminare i segreto di Stato sui flussi di importazione dell’olio extravergine e in generale sull’accesso ai dati dei flussi commerciali di prodotti esteri.