Dopo la “piccata” replica dell’Assessore Regionale alla Pianificazione Territoriale prof. Francesco Rossi, sulla gestione dei “Contratti di Fiume”, il Presidente Regionale della Coldiretti Pietro Molinaro, a maggior chiarimento con una lettera evidenzia, alcuni ulteriori aspetti. Innanzitutto l’assessore – si legge nella lettera -salta a piè pari la normativa di riferimento che pure nel dettaglio avevamo indicato e commentato motivando quindi l’irrazionalità della scelta fatta, unico caso in Italia. L’esponente della Giunta si lascia andare ad alcune considerazioni, con il solo obiettivo di difendere ovviamente le scelte compiute e parla “di errori sostanziali e metodologici” e poi afferma un concetto per noi scontato “ …….si tenta, attraverso uno strumento di partecipazione e di programmazione integrata e negoziata di mettere fine ad interventi singoli, non coordinati e spesso tra loro confliggenti”. Tra l’altro, – ricorda Molinaro -non ci incoraggia l’esperienza da noi vissuta con l’ultima modifica della Legge Regionale Urbanistica. Infatti, pure essendo stata introdotta nella legge la cosiddetta opzione “consumo di suolo zero” questa è stata solo una affermazione “politicamente corretta” visto che al termine delle modifiche, di fatto, è possibile continuare ad edificare sul suolo calabrese. Nonostante siamo – prosegue – una regione con una fortissima erosione demografica e contemporaneamente abbiamo una forte richiesta di suolo agricolo a discapito dei giovani che vorrebbero restare in Calabria per avviare una impresa agricola o potenziare una esistente. Ritornando poi ai contratti di fiume, viene evidenziato che la scelta, è un atto politico che produrrà effetti. Intanto è stata fatta senza una preventiva e utile consultazione con tutte le forze sociali sottovalutando che i Contratti di fiume, sono un processo sistemico che richiede interventi di carattere Istituzionale e relazionale, per ottimizzare anche quelli economici e finanziari. Ribadiamo – continua la lettera – che dal quadro ordinamentale di riferimento è evidente che la partecipazione e la condivisione per i contratti di fiume deve riguardare soggetti ed Istituzioni dotate delle specifiche conoscenze, competenze, mezzi e esperienze sia per il regime dei corsi d’acqua che per i suoli. Il criterio di lettura utilizzato dall’assessore per i Consorzi di Bonifica è inappropriato e semplicistico. La normativa e i fatti dicono invece che ne discende un ruolo particolarmente rilevante dei Consorzi di Bonifica e Irrigazione per le loro specifiche competenze sui territori ed in particolare per le loro speciali funzioni in materia di gestione delle acque e difesa del suolo. I Consorzi possono quindi offrire un valido contributo per una efficace pianificazione, che garantisca una razionale utilizzazione delle acque non disgiunta dalla salvaguardia del territorio. Sono i Consorzi, che combaciano con la logica dei Contratti di Fiume e non i Gal che ribadiamo, fanno e devono fare altro, come dopotutto impongono le ferree regole europee. A tal fine, è utile andare a leggere i PAL (Piani di Azione Locale). A scanso di equivoci – puntualizza la lettera – la Coldiretti e i Consorzi fanno parte del partenariato dei Gal e i loro rappresentanti hanno incarichi nei CdA. Anche la natura giuridica dei Consorzi di Bonifica è di rilievo: infatti sono enti pubblici di autogoverno, amministrati dai privati utenti, garantisce che si permanga nell’ambito pubblicistico ma che nel contempo si assicuri una partecipazione dei privati attraverso enti specificamente competenti.. In una recente riunione con la Protezione Civile e l’Autorità di Bacino Regionali, è stato evidenziato che i nostri “fiumi” hanno bisogno prima e prioritariamente di una attività seria di scolmatura e poi di diffusione, promozione e accompagnamento. Continuiamo a ritenere ed ad insistere perché sin dall’inizio ci sia chiarezza sul metodo, sui contenuti e sulle varie fasi che devono portare all’attuazione dei contratti di fiume, sempre con una linea direttrice: non ripartire da zero. Non vorremmo trovarci, ancora una volta, conclude la lettera, davanti ad una situazione, questa si, che vede la Calabria fare scelte in controtendenza. Non ci appartengono per natura, come avventatamente sostiene, “straordinarie fughe in avanti” bensì la rappresentanza degli interessi, per dare il nostro contributo all’Istituzione Regionale che però deve avere una visione d’insieme con una chiara strategia sulla difesa del suolo e la gestione delle risorse idriche.