Il risultato dell’operazione – spiegano gli inquirenti – è stato reso possibile sfruttando l’alta specializzazione degli operatori i quali, durante la perquisizione, hanno effettuato l’ispezione informatica dei telefoni, l’analisi delle chat e il successivo sequestro dei dispositivi in uso agli indagati, permettendo in tal modo di bloccare le attività di violenza sessuale poste in essere da almeno sei produttori.
Le perquisizioni informatiche dei dispositivi trovati in possesso degli indagati avrebbero evidenziato particolari inquietanti in merito al coinvolgimento degli arrestati nella condivisione online di video raffiguranti abusi sessuali in danno di bambini in tenera età, anche neonati.
L’indagine, svolta dal Centro Operativo per la Sicurezza Cibernetica di Milano e diretta dalla locale Procura della Repubblica, sono scaturite su impulso del Centro Nazionale per il Contrasto alla Pedopornografia Online (CNCPO) del Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni, a seguito di una segnalazione pervenuta in ambito di cooperazione internazionale di polizia relativa a utenti italiani coinvolti nella detenzione e diffusione di materiale pedopornografico su un noto social network.
La Polizia Postale di Milano ha analizzato oltre 117.000 connessioni, riuscendo a identificare 26 persone, di cui 5 con precedenti specifici, le quali, per restare anonime, avevano creato i profili social utilizzati per compiere le condotte illecite servendosi di caselle di posta elettronica aperte con dati fittizi e accedendo alla rete attraverso Wi-Fi “aperte” o connessioni intestate a terzi.
L’attività, posta in essere da personale specializzato attraverso l’utilizzo di moderne tecniche di investigazione, ha consentito di identificare diverse persone coinvolte e di sequestrare numerosi dispositivi informatici all’interno dei quali sono stati rinvenuti migliaia di file multimediali di natura pedopornografica.