In questi giorni, a causa del coronavirus, assistiamo tutte le ore ad un accrescersi drammatico di vittime e contagi a dismisura. Eppure vi è un qualcosa che in pochi sui quotidiani hanno evidenziato e messo in rilievo. Già perché nell’emergenza occorre fare un plauso a tutta la sanità, bistrattata quasi sempre per le deficienze talora lapalissiane, ma mai adeguatamente celebrata quando sarebbe doveroso farlo. Straordinari sono infatti stati i brillanti risultati raggiunti a livello globale, allo Spallanzani di Roma prima e al Sacco di Milano dopo, per l’isolamento del Coronovirus. Tanti sono i ragazzi e le ragazze ricercatori e ricercatrici in precariato che danno quotidianamente per noi tutti la vita, con una retribuzione a dir poco irrisoria. L’Italia viaggia purtroppo a due velocità, e ciò accade anche e soprattutto per la sanità. Notevole infatti è il divario Nord-Sud. Ma quando si tratta di prodigarsi non c’è alcuna discrepanza che possa e debba dividerci. Tutti gli operatori sanitari stanno facendo la loro parte in questa emergenza, ed anche se si è soliti “ammonire” le falle di cui la sanità nostra patisce, occorre dire che non è un caso se siamo i primi al mondo ad isolare il virus e poterlo “dissezionare”, studiandolo e potendo trarre le successive risultanze per un eventuale vaccino. Sarebbe altresì opportuno visti i lodevoli risultati perseguiti, investire sulla ricerca per un futuro più ubertoso e florido. Perché tante e ardue sfide e paure ci spettano. Ma ogni tanto, date anche le molteplici guarigioni, circa quarantacinque allo stato attuale, bisogna dire che l’Italia è un paese di cui andar orgogliosi. E fare dei peana non è inopportuno, bensì un dovere.
Francesco Grossi.