L’ufficio “elettorale” della Corte di Cassazione licenzia la proposta di referendum abrogativo della riforma giudiziaria, ritenendo conformi i quesiti alle norme di legge. Sulla ammissibilità occorrerà attendere l’esito della Corte Costituzionale, chiamata a pronunziarsi definitivamente il prossimo febbraio 2014. In Calabria, a presentare la proposta di legge, approvata all’unanimità dapprima presso la preposta commissione consiliare e successivamente in consiglio regionale, è stato il Presidente della I Commissione Affari Istituzionali Giuseppe Caputo, delegato alla presentazione del referendum, presso l’ufficio elettorale della Corte di Cassazione, unitamente al consigliere di minoranza Mario Franchino. Il Presidente Caputo nel considerare il “via libera” della Corte di Cassazione una “prima tappa importante tesa a seguire un percorso istituzionale, diverso e parallelo da quello politico, auspica che il Ministro Anna Maria Cancellieri riveda la riforma di revisione delle circoscrizioni giudiziarie mediante l’emissione di un decreto correttivo, utile a sanare sia le ingiustizie prodotte sia gli atti illegittimi adottati”. La riforma, come è noto, prevede la chiusura di 969 uffici giudiziari tra tribunali, procure, sedi distaccate, uffici di giudice di pace. Tra questi l’arbitraria e discriminatoria, oltre che illegittima, scelta di sopprimere il tribunale di Rossano. In questi giorni operatori del diritto, fruitori del servizio giustizia e cittadini stanno riscontrando e denunciando i gravi disagi derivanti dal trasferimento del tribunale di Rossano presso la sede accorpante di Castrovillari, il cui presidio tuttora risulta inadeguato rispetto alle reali esigenze di una vasta area territoriale come quella della Sibaritide e del Pollino. Allo stato si rinvengono reali problemi di organizzazione, di gestione, di mobilità, di amministrazione, e tutto questo con tanto di aggravio di costi per l’utente. A tal proposito il Presidente Caputo chiede di conoscere l’esito e le risultanze dell’istituita commissione ministeriale chiamata a verificare l’iter procedurale degli accorpamenti effettuati nonché gli effetti nefasti derivanti. Si rimane nel frattempo in attesa della pronunzia della Corte Costituzionale circa l’ammissibilità della proposta di legge referendaria promossa dalle regioni Abruzzo, Calabria, Basilicata, Marche, Friuli-Venezia Giulia, Puglia, Campania, Liguria, Piemonte.