Dalla Seconda alla Prima Repubblica

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Il referendum Costituzionale di domenica ha segnato il passaggio dalla Seconda alla Prima Repubblica. Non è una valutazione di merito sulla riforma, visto che sarebbe inopportuna qualsiasi considerazione dal momento che i cittadini hanno scelto, in maniera inequivocabile, di bocciarla. È piuttosto una considerazione politica ed elettorale.

La profonda riscrittura del bicameralismo, voluta dall’ormai ex governo Renzi, avrebbe comportato l’apertura di un’era politica ed istituzionale nuova, che sarebbe coincisa, anche per facilità semantica, con la Terza Repubblica. Il deciso e netto NO a questa riforma ha comportato anche la rottamazione decisa dell’Italicum, legge elettorale che continuava nel solco di quel maggioritario che aprì la Seconda Repubblica. Proprio quel periodo, convenzionalmente indicato con gli anni 1994-2013, che nasceva dopo la caduta del muro di Berlino che sanciva l’anacronismo del Socialismo reale e la deflagrazione per via giudiziaria di due storici partiti italiani DC e PSI, è stata l’epopea del maggioritario con due blocchi contrapposti: O il centrodestra o il centrosinistra. Berlusconi contro Occhetto; Berlusconi contro Prodi; Berlusconi contro Rutelli; Berlusconi contro Veltroni. Il bipolarismo è stato la Seconda Repubblica. Dal 2012, circa, il Movimento 5 Stelle (meglio dire Beppe Grillo) ha rotto questo sistema, ponendo le basi per un tripolarismo. Uno schema che poteva essere cambiato con l’Italicum e, soprattutto, con la riforma Costituzionale. Il voto di domenica, pertanto, ha significato il fallimento della Terza Repubblica prima del suo inizio, e il ritorno alla Prima. Non è un giudizio di merito, perché per Prima Repubblica si può intendere anche un pluripartitismo mantenuto vivo dal sistema proporzionale.

In primavera, dunque, si dovrebbe tornare al voto e, stando così le cose, difficilmente i partiti troveranno una intesa soddisfacente sulla legge elettorale. Si proverà a votare con la meno peggio, che significa un Italicum zoppo misto a Consultellum. Tradotto in Italiano: un sistema molto vicino al proporzionale. E dunque Grillo, Renzi (o chi per lui nel centrosinistra) e Berlusconi (o Salvini), a giocarsi palazzo Chigi. L’esito del referendum è anche questo, visto che la politicizzazione del voto ha significato non solo la bocciatura del testo di riforma costituzionale, ma anche la bocciatura del governo Renzi. E le forze politiche, ormai, non hanno più intenzione di attendere oltre prima di andare al voto: Renzi può tenersi il centrosinistra solo con il voto anticipato e le primarie, Berlusconi e Salvini hanno un’occasione unica per rivitalizzare il centrodestra unito dal NO, e Grillo è sulla cresta dell’onda per aver fatto da alfiere fondamentale nella campagna referendaria anti riforma e anti Renzi. Tutti vogliono il voto, il voto arriverà presto, ma come nella Prima Repubblica non è detto che il giorno dopo della urne si saprà chi ha vinto, o chi potrà formare un governo.

Domenico Mammola

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