Datore di lavoro costringe dipendente ad andare a prostitute per dimostrare di non essere gay

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Un uomo di 40 anni, dipendente di un ristorante riminese, ha deunciato il datore di lavoro per le vessazioni subite. Come racconta il Resto del Carlino, l’episodio risale al 21 dicembre. L’uomo, gay dichiarato, lavorava in un ristorante da un mese, una sera, dopo la chiusura del locale, il titolare gli avrebbe rivolto pesanti epiteti, come  ‘ricchione’, ‘omosessuale’, ‘frocio’, invitandolo a dare una dimostrazione della sua eterosessualità. La dimostrazione consisteva nel portare una prostituta nel locale e consumare un rapporto. Una volta provato a sottrarsi all’assurda richiesta, il titolare è passato alle minacce ; “Mi ha detto ‘è meglio per te, va’ a prendere una prostituta’”, ha raccontato l’uomo che, temendo di perdere il posto di lavoro, ha preso la propria auto arrivando in via Cavalieri di Vittorio Veneto. Qui , il 40enne avrebbe incontrato ‘Maria’, una ragazza di origini romene, e una volta spiegata la questione l’avrebbe portata al locale. Rientrati nel ristorante l’uomo è stato costretto, secondo quanto si legge sui verbali, ad appartarsi con la prostituta:Di tanto in tanto il titolare veniva a vedere cosa stavamo facendo continuando ad umiliarmi: ‘Che schifo, ricchione’”……“Tutti , tranne un dipendente del posto che se n’è andato per lo schifo , si sono anche divertiti a chiedere alla ragazza se ero veramente omosessuale. Lei ha risposto che ero a posto, ‘normale’. Ma loro ribattevano ‘non è vero, è ricchione’. Dopo due settimane sono stato licenziato, ricevendo un assegno di 1.400 euro che si è rivelato scoperto. Ho lavorato 36 giorni, sempre in nero. E’ stata la goccia definitiva. Sono andato dai carabinieri e l’ho denunciato per minacce e ingiurie”  ha raccontato il dipendente, trovatosi licenziato disoccupato e umiliato.

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