“Grazie a questa legge – una volta che verrà approvata definitivamente – la Regione potrà cogliere e sfruttare al meglio le opportunità legate alla promozione e diffusione della ‘Dieta Mediterranea Italiana di riferimento’ quale unico modello validato scientificamente di stile di vita e regime alimentare salutistico sulla base della ricerca di statistica sanitaria, epidemiologica e clinica condotta a Nicotera in Calabria negli anni settanta da Keyes ed elaborata da Fidanza, Alberti e De Lorenzo”.
E’ quanto dichiarano congiuntamente i consiglieri regionali Franco Sergio e Orlandino Greco i quali ricordano “di essersi fatti promotori dell’iniziativa di legge alla luce del prestigioso riconoscimento, nel 2010 a Nairobi, da parte della quinta sessione del Comitato Intergovernativo dell’UNESCO per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale dell’umanità. Un riconoscimento che – sostengono Sergio e Greco – ha consentito di accreditare come eccellenza mondiale lo stile di vita mediterraneo, meraviglioso ed equilibrato esempio di contaminazione naturale e culturale, grande protagonista di Expo Milano 2015 e della Biennale dedicata ai Diritti Umani. La proposta di legge punta alla ulteriore valorizzazione dei tanti prodotti ‘DOP, DOC, DOCG,IGT,IGP,DOP’ calabresi, consentendo di individuare ed esaltare altresì la caratterizzazione territoriale enogastronomica e, di riflesso l’attrazione turistica. Come recita la motivazione dell’Unesco, ‘La Dieta Mediterranea è caratterizzata da un modello nutrizionale rimasto costante nel tempo e nello spazio, costituito principalmente da olio di oliva, cereali, frutta fresca o secca, e verdure, una moderata quantità di pesce, latticini, carne, peperoncino e molti altri condimenti e spezie varie, il tutto accompagnato da vino o infusi, sempre in rispetto delle tradizioni di ogni comunità’”.
“L’approvazione di questa proposta di legge – proseguono i due esponenti politici – rappresenta inoltre un’occasione storica per fare rinascere parti rilevanti di territorio ormai abbandonati o in via di abbandono, investendo sulla tutela delle biodiversità, sulla preservazione e mantenimento delle varietà vegetali, animali ed alimentari in genere, autoctone ed uniche che rischiano di scomparire nella vertiginosa globalizzazione ed omologazione dei gusti e dei consumi alimentari. Non mancano importanti prospettive economiche: il recupero delle complesse filiere produttive legate al Modello della Dieta Mediterranea Italiana di Riferimento potrebbe generare nella nostra regione – secondo i due consiglieri – dai 5000 agli 8.000 posti di lavoro e soprattutto il recupero produttivo di quell’oltre 40% di aree collinari, montane e di pianura oggi abbandonate (dati recenti riferiscono di un 60% di superficie ex coltivi non utilizzata a partire dal secondo dopoguerra ai nostri giorni!). Potremmo parlare di una seconda ‘Riforma Agraria’ – evidenzia Sergio – legando le produzioni agroalimentari ai territori, alle tradizioni locali e a modelli culturali rispettosi delle persone e del loro ambiente di vita sulla scia della green economy”.
“La Dieta Mediterranea (dal greco “diaita”, o stile di vita) è molto più che un semplice alimento; essa promuove l’interazione sociale e garantisce la tutela delle attività tradizionali e dei mestieri collegati alla pesca e all’agricoltura nelle comunità del Mediterraneo. La correlazione che potrà indursi tra la congruenza con la ‘Dieta Mediterranea Italiana di riferimento’ ed i tanti prodotti e preparazioni alimentari tipici ed irripetibili delle contrade italiane consentirà a tutti i territori italiani e non solo a quelli calabresi, di utilizzare più diffusamente e proficuamente per la finalità di caratterizzazione e qualificazione dei prodotti alimentari di origine italiana”.
Ad avviso di Sergio e Greco “È indispensabile potenziare e proteggere le colture locali per beneficiare di quel che la nostra terra produce grazie all’ideale microclima e così il riconoscimento delle produzioni locali potrà avviare processi di sviluppo fondati sulla caratterizzazione territoriale. C’è quindi l’esigenza, da parte delle istituzioni pubbliche – concludono i consiglieri Orlandino Greco e Franco Sergio – di fornire all’agricoltura strumenti funzionali alla qualificazione dei suoi prodotti perseguendo tre obiettivi fondamentali: la valorizzazione di mercato; la difesa e tutela a fronte di normative igienico sanitarie prescrittive, che, per la loro generalità, tendono alla standardizzazione dei processi produttivi e alla cancellazione di quei processi tradizionali di tipo artigianale consolidati nel tempo e infine, un loro forte contributo allo sviluppo di determinate aree rurali”.