Quanti bimbi ogni giorno patiscono la propria condizione di Disabilità o di essere, per dirlo nel termine politicamente corretto e massimamente concordato entro gli ambiti e i meandri della nostra società, diversamente abili. Bimbi esclusi dal contesto sociale nel quale vivono, oppure addirittura esclusi dai viaggi di istruzione perchè considerati un “peso” di cui farsi carico e provvedere alla cura, in quella che è l’istituzione inclusiva per antonomasia ovverosia la scuola.Talvolta persino le famiglie “ledono” ulteriormente all’animo di tali bimbi rifiutando il loro status, e la loro cagionevole condizione. La loro “colpa” sarebbe quella di esser nati, o di aver avuto in seguito ad un evento traumatico, un mutamento delle loro condizioni psico-fisiche. Colpa non certamente loro, ma della nostra odierna società che si fonda su una sorta di “modello stereotipato” di perfezione corporea armonica che deve o dovrebbe essere il “perfetto del quale non ci si deve dimenticare”. Il perfetto, già il finito, il terminato colui che è autonomo e non necessita di alcun ausilio per compiere le azioni quotidiane. Ma non sarà che questo “modello” , che si promuove dimentichi che tutti siamo fraternamente, e in connubio facenti parte di quella che è la “condizione umana” che implica in sè vulnerabilità e di non potere fare a meno l uno dell’altro?. Siamo tutti simili e umani e come diceva una pensatrice di fine ottocento Edith Stein “dobbiamo unirci ed essere simpatetici, avvertire la sofferenza dell’altro”. Sul piano legislativo sia nazionale che internazionale sono stati fatti passi avanti sull’integrazione del Disabile. Molti ancora ne restano da fare sull’abbattimento delle barriere architettoniche, ma anche e soprattutto sul cambio di mentalità “retrograda” di talune persone. Nella nostra città Rosarno, Ambra Miglioranzi ed altre volontarie, con la sua associazione, nel corso dell’anno promuove iniziative volte al trastullo e al divago dei diversamente abili. Oltre a questa iniziativa, a livello nazionale può essere fatto ancora molto, perchè siamo tutti simili e ci distinguiamo dal resto del mondo animale per l’umanità e dovremmo amare e rispettare il prossimo, proprio in quanto nostro simile non dimenticandoci che la sofferenza ci accomuna tutti, altrimenti non saremmo umani.
Francesco Grossi