Donna si dà fuoco davanti al Tribunale dei minori- Ricoverata in gravi condizioni

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Una donna si è cosparsa di liquido infiammabile e si è data fuoco davanti alla sede del Tribunale dei minori di Mestre. Il gesto sarebbe da mettere in relazione ad un procedimento della giustizia civile che la vede coinvolta. E’ stata soccorsa e portata all’ospedale all’Angelo di Mestre in gravi condizioni, e quindi al reparto Grandi Ustionati di Padova.

Sul luogo del rogo sono stati ritrovati una tanica con del liquido infiammabile e un cartello, scritto in un italiano stentato.

Nel messaggio si farebbe riferimento all’affidamento della figlia Sofia e al marito. Quest’ultimo risiederebbe nel trevigiano. I primi a soccorrere la giovane e a tentare di spegnere le fiamme sono state le guardie giurate che sorvegliano la sede giudiziaria. 

Sul posto sta operando la Polizia scientifica. Si sta repertando quanto ritrovato accanto alla donna. L’area è attualmente interdetta a giornalisti e passanti. Il Tribunale dei minori di Mestre si trova in un edificio di archeologia industriale ricavato all’interno dell’ex scopificio Krull, a poche centinaia di metri dal centro della città.

“Deve essere curata. Lo dicevo da tempo e adesso guardate cos’è successo. È stato un errore stare con lei, ma è accaduto”, afferma l’ex compagno della donna. Parlando con i giornali Gazzettino e Corriere del Veneto, l’uomo, un trevigiano di 69 anni, precisa di aver conosciuto la donna nel 2010, quando era ancora sposato, e di non aver riconosciuto inizialmente la figlia nata dalla loro relazione. Con il tempo, però, la situazione è degenerata perché la donna avrebbe dato segni di squilibrio, denunciando una presunta violenza sessuale alla piccola da parte di alcuni operai, poi rivelatasi falsa. “Negli ultimi due anni – racconta l’uomo – l’ho denunciata quattro volte per stalking. Me la sono ritrovata a casa e nell’attività dei miei figli. Si è spogliata di fronte al mio avvocato. Mi ha minacciato di morte. Mi ha tempestato di messaggi e telefonate a qualsiasi ora del giorno e della notte. Se avessi avuto la bambina con me non mi avrebbe mai lasciato in pace”. Iniziò così l’iter che portò il Tribunale dei minori a toglierle l’affidamento della piccola, e l’uomo riconobbe la figlia, che però fu inserita in una comunità protetta, col divieto alla madre di andarla a trovare. “Una situazione al limite dell’assurdo – continua l’uomo – ma che denota come lei abbia sempre avuto bisogno di cure. Dovrebbe essere inserita in un percorso lavorativo seguita dai servizi sociali, cosa che non è stata fatta finora”. “Mi dispiace per quello che ha passato, per quello che è successo e per il dolore che sta provando. Io però ho fatto tutto quello che potevo per aiutarla”, conclude.(ANSA)

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