Correva l’anno 1984, quando si udì il suono dell’ultima campanella nell’ultimo giorno di scuola, della classe V A dell’Istituto Geometri, Francesco Severi sito in Gioia Tauro. Sono trascorsi 32 anni, ma il tempo non può cancellare i ricordi degli anni del liceo che ogni uomo conserva nel cassettino della memoria, senza mai rimuovere. Lo scorrere del tempo ha fatto sì che ognuno di quei ragazzi, oggi uomini e donne, creassero una famiglia e si affermassero professionalmente, ma si sa, come dice il grande Giovanni Pascoli, dentro di noi c’è sempre un fanciullino che ci riporta indietro, a ricordi belli, felici e spensierati: in questo caso, gli anni di scuola. E fu così che quasi come per un gioco, la classe si ricompone. E lo fa nel migliore dei modi, soprattutto perché in tutto questo tempo non è mutato il grande affetto, non sono mutati i caratteri scalmanati e divertenti, o seri e riflessivi che per 5 anni hanno condiviso le stesse mura, la stessa aria, le stesse paure e gioie. Ognuno di loro si è mobilitato giungendo anche dal nord Italia, per rivedersi insieme a San Ferdinando dove tra una colazione e un aperitivo, una cena e tante sorprese hanno rivissuto i loro ricordi, raccontandosi di chi sono diventati oggi. Ma è in queste occasioni che ognuno mette da parte la vita attuale, per catapultarsi nel passato più dolce, quello trascorso tra i banchi. Le persone con cui si condividono quegli anni, restano nel cuore, lasciano un’impronta indelebile, perché in quei momenti si diventa una famiglia, si creano legami che non si possono descrivere, ma solo vivere. Per questo motivo, non appena ci si rivedere, è come se fosse un normale giorno di scuola e i 32 anni trascorsi vengono dimenticati. A fine serata è quasi come se ci si volesse dire “ci vediamo domani in classe”. Purtroppo però all’appello non si risponde sempre dicendo “presente” a volte le assenze ci sono, e fanno più rumore di tutto il resto. Infatti c’erano due ragazzi nella V A, che oggi sono degli angeli, ai quali i compagni hanno deciso di dedicare la loro rimpatriata, perché in mezzo a tanta gioia e commozione, quando si alza lo sguardo verso il cielo, c’è il ricordo più triste. Ciao Enzo, ciao Rocco.
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