Le regioni d’Italia non ci stanno più. Desiderano infatti riaprire al più presto le attività per favorire la ripartenza di un’economia, come già detto nei precedenti articoli della presente rubrica, in stagnazione. Un ultimatum al governo é pervenuto con un decreto ad hoc dal Trentino Alto Adige, nel quale il governatore annunzia di voler riaprire senza indugi e immediatamente le attività ancora chiuse. Il governo volendo scongiurare tale eventualità, non sembra esitare dall’impugnare l’istanza. Con le altre regioni italiane sembra si sia trovata la convergenza dopo la Conferenza Stato-Regioni presieduta dal presidente Stefano Bonaccini, il quale ha espletato al governo le esigenze regionali concordando per la data del 18 maggio, fors’anche prima laddove i numeri del contagio da coronavirus sono minori. L’economia langue assieme all’emergenza sanitaria e negozianti, artigiani e imprenditori palpitano e supplicano il governo di ripartire per evitare l’irreparabile. Gli aiuti promessi dal governo, sono nel frattempo impegolati da differimenti causati da un’opprimente burocrazia che da tempo immemore attanaglia il nostro paese, essendo peraltro uno dei mali più noti. C’é bisogno di lavorare pur con tutte le cautele del caso almeno laddove sussistano le condizioni di sicurezza. E occorre fornire con maggiore efficacia e tempestività i dispositivi individuali di protezione divenuti ormai indispensabili. Una volta terminata, si spera il più presto possibile l’emergenza sanitaria, ci sarà un’economia pallida da impinguare con fresche risorse. Tutelare i lavoratori e le imprese senza infingimenti. Questo é l’appello che rivolgono tutti, nella speranza che ciò accada.
Francesco Grossi