Al termine di articolate indagini coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria e condotte dai Carabinieri della Compagnia di Reggio Calabria il Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale reggino ha emesso un’ordinanza di applicazione di custodia cautelare nei confronti di:
– DAOUD Hamid, 43enne marocchino, titolare autolavaggio sito in Gallico,
– MARCIANO’ Domenico, 31enne reggino, imprenditore,
– CARTISANO Carmelo Natale, 32enne reggino, imprenditore,
per i reati di estorsione continuata aggravata in concorso commessa avvalendosi della metodologia mafiosa.
I tre sono accusati – il primo in qualità di mandante ed i restanti due quali esecutori materiali – di aver rivolto, in diverse occasione nell’anno 2013, minacce sul luogo di lavoro ad un dipendente del Daoud, nonché violenze consistite nell’avergli sferrato due schiaffi al volto facendolo rovinare a terra, costringendolo a rinunziare a pretendere dal suo datore di lavoro la consegna del CUD per l’anno 2012 e dell’ultima busta paga, nonché il versamento dei contributi previdenziali da costui omesso.
L’attività investigativa trae origine dall’intervento dei militari della Stazione di Gallico effettuato nel luglio 2013 presso l’autolavaggio di proprietà del predetto Daoud, ove poco prima la vittima era stata aggredita da due uomini. I successivi riscontri effettuati dai Carabinieri di Gallico permettevano di ricostruire nei dettagli la vicenda, accertando che non si trattava di un’aggressione isolata bensì contestualizzata in un’azione estorsiva vera e propria.
Nello specifico la vittima, giunta in Italia nell’anno 2001, ha iniziato a lavorare ininterrottamente, con turno pieno e senza un regolare contratto già l’anno successivo all’arrivo, presso l’autolavaggio di proprietà di un suo connazionale – l’odierno arrestato Daoud, con un compenso che negli anni è variato tra i 15 euro ed i 33 euro al giorno. Nell’anno 2006, la sua posizione lavorativa è stata regolarizzata, tuttavia in realtà ha percepito un guadagno inferiore alle buste paga che gli sono state fatte firmare e di cui non gli è stata rilasciata alcuna copia, in quanto gli sono state corrisposte solo le effettive giornate lavorative, senza alcuna altra indennità, accettando tali condizioni non avendo altre alternative di lavoro.
Con la scusa di “dover mettere delle cose a posto” con il ragioniere, la vittima ha poi consegnato il suo permesso di soggiorno ed altri documenti personali al proprio datore di lavoro.
Tre mesi prima dell’aggressione, poiché gli serviva il proprio modello CUD 2012 e l’ultima sua busta paga per il disbrigo di alcune pratiche personali – nello specifico richiedere l’assegnazione di un medico curante ed il rilascio del codice fiscale -, la vittima ha iniziato a chiedere il rilascio di tali documenti al proprio datore di lavoro, ricevendo in risposta da quel momento, delle minacce da parte dei due esecutori materiali dell’estorsione.
In particolare, in due distinte occasioni, mentre si trovava presso l’autolavaggio in parola, si sono presentati due soggetti – gli odierni arrestati Cartisano e Marcianò – i quali con tono aggressivo e di sopraffazione lo hanno “consigliato” di abbandonare le proprie pretese.
A causa del timore per tali fatti il maghrebino è stato addirittura costretto ad abbandonare l’Italia, facendo rientro nel proprio paese di origine; al suo rientro, le diatribe con il proprio datore di lavoro sono continuate fino all’11.07.2013, quando è stato aggredito dapprima dal proprio datore di lavoro, il quale ha alzato al suo indirizzo una sedia come se volesse colpirlo e, dopo averlo preso per il collo, è andato via a bordo della propria autovettura.
Dopo circa 10 minuti, mentre si trovava ancora in loco, sono poi sopraggiunti a bordo di un’autovettura, i predetti Marcianò e Cartisano, i quali subito si sono diretti verso la sua persona e lo hanno aggredito, tirandogli alcuni schiaffi al volto e proferendo al suo indirizzo frasi minacciose; al ché, intimorito da quanto stava avvenendo, e temendo il peggio, il lavorante è riuscito a contattare telefonicamente il “112” riferendo dell’aggressione che era in corso e costringendo gli aggressori a dileguarsi a bordo della propria auto.
Pochi giorni dopo, a seguito della pressione ricevuta dai responsabili dell’azione intimidatoria, la vittima aveva provato anche a rimettere la querela presentata, possibilità non accordata dal codice penale alla luce della procedibilità d’ufficio del reato commesso.
Il provvedimento restrittivo è stato eseguito nella trascorsa notte dai Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile e della Stazione di Gallico i quali, al termine delle formalità di rito, hanno sottoposto i prevenuti agli arresti domiciliari presso le rispettive abitazioni a disposizione dell’Autorità Giudiziaria reggina.