Riceviamo e pubblichiamo
Nelle ultime settimane i lavoratori di Rosarno che fanno parte del bacino storico dei precari lsu/lpu, si sono più volte riuniti in assemblea in vista dell’imminente scadenza contrattuale, considerato che le recenti novità in materia di stabilizzazione, decise dal ministero del lavoro e sottoscritte dalla Regione Calabria non lasciano molte possibilità né alla definitiva stabilizzazione dei lavoratori, né alla eventuale prosecuzione dei contratti a tempo determinato. Infatti, senza scendere in questa fase nei particolari normativi, basta ricordare in modo semplice che né i fondi stanziati sarebbero sufficienti alla stabilizzazione di tutti i lavoratori, né sarebbe possibile procedere al rinnovo dei contratti a tempo determinato come avviene da 4 anni, poiché mancano oltre ai fondi, anche le deroghe necessarie al superamento degli attuali vincoli normativi in materia di assunzioni nella pubblica amministrazione. I lavoratori rammaricati, notano però, che come spesso accade, pur avendo almeno a parole, tutti lo stesso obbiettivo, (Sindaci, Regione, Governo, Sindacati), passando ai fatti, ognuno di questi soggetti o gruppi degli stessi, marciano in direzioni diverse tra lor, individuando controparti diverse, che spesso si confondono con le vittime. Troppo facile e troppo semplice così. Intanto ognuno di questi soggetti, i vari livelli istituzionali in primis, deve prendersi la propria parte di responsabilità se dopo venti anni stiamo ancora qui a parlarne e nel giro di pochi mesi si è riuscito a fare un salto indietro di almeno 5 anni, e qui ci riferiamo alla fantomatica soluzione siglata a Roma tra Governo e Regioni. Bella beffa. Nessuna premialità è stata in tal senso pretesa e riconosciuta ad una Regione, come la Calabria, l’unica a dire il vero, che negli anni ha proceduto ad una reale contrattualizzazione dei precari storici della pubblica amministrazione. Siamo stati trattati alla stregua, anzi peggio in rapporto ai fondi assegnatici, a quelle Regioni, in cui gli lsu sono ancora sfruttati senza nessuna garanzia contrattuale, ma in forza di convenzioni che limitano al massimo i diritti del lavoratore.
Da qui il rischio reale che quel percorso di stabilizzazione iniziato 4 anni fa, si concluda senza un nulla di fatto da qui a fine anno. Detto questo, occorre sottolineare anche, che in tutta questa vicenda, le uniche vittime sono come sempre i lavoratori, a cui si aggiungono i cittadini utenti che troveranno molte “serrande” di servizi pubblici, abbassate a partire dal 1 gennaio, specie nei piccoli comuni. E allora se i nostri interlocutori non riescono ad intravvedere altre soluzioni, se non per farsi la guerra tra loro, con noi in trincea e loro in comode stanze riscaldate o refrigerante a secondo delle stagioni, abbassiamole subito quelle serrande. Smettiamola di farci sfruttare, dettiamo noi i tempi e mettiamoli con le spalle al muro, noi ci siamo fatti la schiena quadrata a furia di rimanere schiacciati contro questo muro. Per questo abbiamo deciso di dichiarare lo stato di agitazione in attesa che anche i nostri colleghi degli altri comuni lo facciano. E non credete al canto delle sirene su possibili stabilizzazioni a singhiozzo o a saltarello, magari rinviate a chi sa quando. Organizziamoci e coordiniamoci. Se poi i sindacati e gli amministratori, davvero ritengono che questa sia una lotta che riguarda tutti, allora ce lo facciano vedere. Forse unendo le forze e gli intenti sarà più visibile l’obbiettivo è magari più facile raggiungerlo. Ad ogni modo noi siamo partiti e non ci fermeremo. Speriamo solo di essere sempre di più, tutti e 4000 circa magari, e questa non è un’utopia, ma una necessità, una lotta per la sopravvivenza.
Coordinamento ex Lsu/Lpu Rosarno