Fiamma Tricolore Crotone su Aeroporto Sant’Anna

19

Sant’Anna si, Sant’Anna no! Non si tratta di un comitato per una festa padronale, la religione,non rientra nella citazione, è, invece, una nota esclusivamente materialistica:ovvero la funzionalità e continuità dell’aeroporto Sant’Anna di Crotone – Isola Capo Rizzuto. Chiarito il concetto, veniamo a noi, cerchiamo di capire cosa succede in quella struttura martoriata, vilipesa e svenduta dal  lontano 1979. Intanto estrapoliamo,nuovamente, un concetto più volte espresso relativo  alla politica, in tutti questi anni ha una pesante responsabilità negativa per non essere riuscita ad assicurare un vero futuro all’aeroporto, estremamente necessario sia alla città che al suo hinterland, accettando passivamente aperture, a spizzichi e bocconi come il minuto contentino che si elargisce per far tacitare le coscienze, senza programmi, tacendo sulle  successive immediate chiusure. Inoltre, a nulla è servito lo sgravio degli oneri di servizio per renderne appetibile l’uso costante del Sant’Anna. Il nostro scalo doveva e poteva essere,un nodo di sviluppo e collegamento per un area geograficamente individuata in cui esiste un ampio e vasto numero di collocazioni alberghiere capaci di rivalutare e rilanciare il turismo di massa a sostituzione della fallimentare industria propriamente detta. Il resto dei trasporti è obsoleto e lento, il via superficie ha tempi di congiunzione troppo lunghi e il collegamento su rotaie è ancora indietro anni luce. Il porto non è più a caratura industriale finendo d’essere riportato  nei libri di geografia economica come primo porto industriale di carico e scarico prodotti chimici, ma non è neppure un alveo per il turismo marino di medio e alto bordo. Rimaneva l’aeroporto, almeno per un passato recente, la cui società di gestione, qualche tempo fa, lanciava il grido di essere produttivamente attiva senza problemi finanziari, dopo neppure 90 giorni, il crollo finanziario, i registri in tribunale con la relativa dichiarazione di fallimento dell’ente handling sciolto come neve al sole. Come mai? Vorremmo una risposta concreta e decentemente reale e non voli pindarici campati nel nulla. A fine ottobre, il Sant’Anna potrebbe tornare ad essere quel gigante addormentato che, per anni ha guardato l’erba crescere ai lati della sua pista, sperando di poter risentire il rombo di quegli aerei che l’avevano fatto vivere per  la città di Pitagora. Non crediamo negli interventipolitici,consapevoli che  sono gli stessi esponenti che hanno convalidato l’avio superfici di Scalea, con una pista nei pressi dell’alveo del fiume Lao, nel  principio di dotare la Calabria di aereo taxi, oppure il continuo e costante proponimento di una altro avio superficie da costruire in quel di Sibari, per  necessità esclusivamente elettoralistiche, sono costi che pesano sui contribuenti e che avrebbero potuto fermare, anche parzialmente, l’erosione di quello che già abbiamo e stiamo inesorabilmente perdendo. Come salvare il Sant’Anna?Bella domanda,  difficile dirlo, al momento non esiste una ricetta immediata, si può solo sperare nella costruzione di una nuova società di gestione che  possa ripartire da zero senza accollarsi i debiti del fallimento, andando alla ricerca del traffico, offrendo le diverse possibilità che esistono nel crotonese e nel suo immediato hinterland. Per riuscirci bisogna sgombrare il cervello dai sogni, rimboccarsi le maniche e umilmente  partire alla ennesima scoperta del proprio aeroporto e della sua geografia di vita.

MOVIMENTO SOCIALE – FIAMMA TRICOLORE

Segreteria Provinciale Crotone

Articolo precedente Cittanova, giovedi presentazione del libro “Un Askenazita tra Romania ed Eritrea”
Articolo successivoTaurianova, solidarietà di Ciano a Rigoli per le minacce ricevute