Giacomo Saccomanno: “Perché gli italiani non vanno a votare? Astensionismo in aumento”

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La politica deve interrogarsi e chiedersi, questa volta mettendosi in discussione per davvero, perché così tanti italiani abbiano deciso di non andare a votare. Nelle ultime elezioni nazionali l’affluenza è stata del 63,91%, con perdita, rispetto a quelle precedenti di oltre il 9%.

Un’assenza che deve far preoccupare e che risulta il dato più alto in assoluto da quanto l’Italia è una Repubblica. Si registra, invero, un astensionismo in aumento e un dato che deve far riflettere: mai così pochi italiani al voto nella storia delle elezioni politiche e non! Sono lontanissimi i tempi in cui gli italiani andavano in massa a votare sia come momento di alta democrazia e sia perché si sentivano protagonisti della vita politica del paese.

Per avere una minima idea, qui di seguito si indica l’andamento dell’affluenza alle elezioni politiche italiane dal 1948 a oggi, riferita ai risultati della Camera dei deputati. Per le votazioni dal 2006 a oggi, sono esclusi dal conteggio i numeri della Valle d’Aosta e della circoscrizione Estero.

1948: 92,23%

1953: 93,84%

1958: 93,83%

1963: 92,89%

1968: 92,79%

1972: 93,19%

1976: 93,39%

1979: 90,62%

1983: 88,01%

1987: 88,83%

1992: 87,35%

1994: 86,31%

1996: 82,88%

2001: 81,38%

2006: 83,62%

2008: 80,51%

2013: 75,20%

2018: 72,94%

2022: 63,91%

Infine, per la prima volta nella storia, alle Europee 2024 ha votato meno di un italiano su due, il 49,69% degli aventi diritto. L’astensionismo in Italia, pertanto, non ha una sola risposta, ma stimola delle indispensabili riflessioni e analisi. 

Certamente, sotto un primo aspetto generale, la politica ha perso la fiducia degli elettori, che non credono più nei partiti e nelle persone che li rappresentano. Molte chiacchiere e pochi leader! E, poi, la consapevolezza che tutto cambia per non cambiare nulla! Infine, in sintesi, non esiste un programma politico che guardi in prospettiva cosa si vuole fare e come si sogna l’Italia. Una assenza assoluta di veri principi e di una linea politica concreta e aderente alle esigenze della gente. Una povertà culturale e di idee che ha allontanato gli italiani dalle elezioni e dalla stessa vita politica.

Ma, non è finita qui! Basta aprire il televisore per rendersi conto della pochezza dei personaggi politici e della mancanza di una prospettiva reale di crescita e di una chiarezza di esposizione delle ragioni per le quali si deve preferire questo o quel partito, questo o quell’argomento. Qualunque dibattito, anche su questioni molto serie, dimostra che ci troviamo dinnanzi ad un muro contro muro, a degli slogan, spesso vuoti, alla assoluta carenza di serio dialogo e sereno ragionamento. Un’opposizione vuota e con accuse fuori luogo, spesso frasi irriguardose e, comunque, una incomprensibilità del pensiero che si vorrebbe far passare. Da tale situazione, l’italiano esce disorientato, smarrito, spaesato e, comunque, seccato di come non si riesca a parlare in corretto italiano ed a esplicare nozioni comprensibili. Quindi, la massima sfiducia che si traduce in assenteismo!

Di tutto ciò, però, non sembra che la classe politica si sia resa conto o si voglia rendere conto! Non sembra che si sia voluto aprire un dibattito su questo e su come poter riacquistare la fiducia degli italiani. Un’assenza totale di possibili riflessioni, anche perché oramai il sistema porta solamente al clientelismo evidente,che non ha, certamente, necessità, spesso, di veri leader o persone che possano disegnare strategicamente e produttivamente una Italia diversa. Ed in tale contesto, l’Europa è stata ed è un fallimento non essendosi resa conto che i cittadini hanno necessità di risposte sulle innumerevoli esigenze che non si riescono a colmare. E poi le politiche ambientali ed economiche errate che hanno indebolito gli Stati e che hanno aumentato le differenze sociali con aumento della povertà, che oggi in Italia supera il 23%! 

Non è facile, certamente, parlare di questi argomenti perché spesso gli interlocutori non hanno idea di cosa sia l’istituzione e di come bisognerebbe comportarsi nel rispetto dei ruoli e dei principi costituzionali. Improvvisazione che bada solo all’acquisizione del consenso, anche, a volte, di natura diversa da quella legale e spontanea, e che, comunque, lascia fuori chi potrebbe per cultura, capacità, intelligenza fornire un contributo vero e indispensabile per affrontare le tante sfide globali che ci aspettano.

Giacomo Francesco Saccomanno, Presidente del Centro Studi “Giustizia&Giusta”.    

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