Gioia Tauro, passati i tre giorni di emergenza i profughi ci sono ancora e la situazione sta diventando difficile da gestire

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Sono trascorsi tre giorni dall’arrivo dei cento migranti a Gioia Tauro, ospitati da quel momento nella palestra della scuola media “Campanella”. E sono così terminati i tre giorni di emergenza che prevedevano l’accoglienza dei profughi in un campo allestito per ospitarli. Secondo la prassi, adesso dovrebbero essere trasferiti in una struttura più attrezzata, ma per il momento le altre strutture più vicine sono al collasso. I migranti sono dunque ancora a Gioia Tauro, ma «la situazione sta diventando difficile da gestire – fa sapere il responsabile della Protezione civile gioiese Pino Pratticò – perchè, una volta che sono terminati i tre giorni di emergenza, non sono più previste le misure di attenzione ed assistenza che c’erano prima e siamo rimasti in pochi ad occuparci del problema, noi della Protezione civile e i volontari di alcune associazioni». Le condizioni igieniche nel frattempo si aggravano, la palestra comunale in cui alloggiano i profughi non è abbastanza attrezzata per i servizi e per un periodo lungo di permanenza. La solidarietà dei cittadini gioiesi ha fornito degli abiti, ma non c’è un ricambio a sufficienza per tutti. Questa mattina sono intanto iniziate le operazioni di identificazione e schedatura dei migranti da parte della Polizia, ma gli ospiti si trovano liberi di spostarsi dal centro di accoglienza, e per questo alcuni di essi si sono già allontanati. «Visto che sono liberi di spostarsi alcuni di loro si sono allontanati, ma la maggior parte di loro non ha intenzione di andare via se non per essere trasferiti in un’altra struttura, alcuni di loro conoscono anche le leggi e sanno che andare via senza una garanzia significherebbe peggiorare la loro situazione», spiega ancora la Prociv. La permanenza dei profughi a Gioia Tauro è diventato un caso umanitario che sta vedendo associazioni e cittadini impegnati nell’accoglienza, ma trascorsi i primi giorni la situazione rischia di degenerare perché le risorse e le misure di assistenza cominciano a diminuire. Inoltre la scuola in cui si trova la palestra che ospita i profughi tra un mese riaprirà per l’inizio dell’anno scolastico e per questo alcuni familiari dei ragazzi che frequentano la “Campanella” hanno espresso preoccupazione  per questa situazione, con l’intenzione nell’eventualità di promuovere una raccolta firme per appellarsi alle istituzioni competenti affinché si occupino del caso.

RAFFAELLA CARUSO

 

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