Gioia Tauro, Tiziana: I miei genitori invalidi e abbandonati dallo Stato”

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Arriva da Gioia il grido disperato e la richiesta d’aiuto di una ragazza:

“Mi chiamo Tiziana. Ho deciso di rompere il silenzio sulla vita indegna che io e la mia famiglia stiamo facendo.

Ho trascorso la maggior parte della mia vita a studiare, grazie al sostegno dei miei genitori.

Ho due sorelle che lavorano. Una fuori sede e una nel mio paese. Ho lavorato anche io, quando ne ho avuto la possibilità. Sempre grazie al sostegno dei miei genitori. 

Da anni le loro condizioni di salute sono peggiorate. Mio padre ha un mieloma multiplo, gli organi vitali sono ormai compromessi. Fa la chemioterapia a Reggio Calabria, ogni settimana. Sono piu di 60 km di distanza. 

Mia madre ha problemi cardiaci, ischemici, epilettici e da anni una malattia degenerativa che non lascia scampo: la demenza. Cosa vuol dire? Significa che non ha la capacità di pensare, di camminare autonomamente, di espletare da sola le più semplici attività fisiche (andare in bagno, lavarsi, cucinare). Avere la demenza significa soffrire perchè non ci si ricorda più della propria casa, della famiglia. Vedere piangere mia madre perchè vuole tornare a ‘casa’, quando lo è già, è straziante. 

Avere i genitori malati vuol dire trascorrere molti mesi in ospedale, in casa, tra medici e farmacie. Significa non dormire la notte per paura di non rivederli vivi. 

Io e le mie sorelle sappiamo che non possiamo avere più il conforto di una famiglia. Siamo le custodi dei nostri genitori. Siamo il loro sostegno. Siamo l’unica speranza per loro di avere ancora una vita dignitosa. 

Abbiamo grosse difficoltà. La beffa in tutto ciò è che pur essendo stati riconosciuti invalidi al 100% è stato negato loro il diritto all’accompagnamento. Ciò significa che per lo “Stato” mio padre può andare da solo e senza patente a fare la chemioterapia, a cucinare, a fare la spesa, ad andare in farmacia ecc. Mia madre idem. 

Che vita gli stiamo offrendo? E noi fino a quando avremo la forza di farci carico di loro?

Viviamo in un posto in cui non ci sono ospedali, non ci sono ambulanze, mancano i servizi principali per la sopravvivenza. Il nostro Comune è commissariato dall’antimafia. Parliamo della famosa città del Porto. Siamo soli. Non vogliamo piangerci addosso, chiediamo a gran voce che il nostro diritto a una vita dignitosa venga rispettato.

Aiutatemi a diffondere….”

Tiziana

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