Dopo quasi un anno di indagini, i Carabinieri del Nucleo Investigativo del Gruppo di Frascati hanno arrestato il presunto autore dell’aggressione mortale ai danni di Giuseppe Nirta, 55enne originario di Locri (Reggio Calabria), preso a bastonate alla testa la sera del 10 agosto del 2014 nell’androne del palazzo di via La Malfa, in Pomezia, mentre faceva tranquillamente rientro a casa. La vittima non è morta subito ma la gravità delle ferite riportate ha reso vana ogni cura tanto da portarlo alla morte due settimane dopo. Si tratta di un operaio tunisino 45enne, E.M.D., regolare sul suolo nazionale. L’arresto è stato eseguito in ottemperanza dell’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip del Tribunale di Velletri in accoglimento dell’articolata richiesta formulata dalla Procura della Repubblica di Velletri che ha coordinato le complesse indagini.
Le attività investigative, sin dai primi momenti, sono risultate particolarmente difficili a causa dell’assenza di testimoni oculari in grado di fornire particolari utili ad inquadrare i fatti. Attraverso prolungate escussioni di persone vicino alla vittima, indagini di natura tecnica e il minuzioso esame dei tabulati telefonici è stato possibile ricostruire la dinamica del gesto.
Dalle indagini è emerso che negli ultimi giorni vi erano stati ripetuti litigi tra la vittima e l’arrestato per la spartizione dei soldi da loro ricavati per la ristrutturazione di una appartamento; uno screzio banale che però ha portato al crescere della tensione tra due soggetti caratterialmente impulsivi e, nel caso dell’indagato, con un’indole violenta.
La sera del 10 agosto, come ricostruito dagli inquirenti, il tunisino avrebbe atteso la vittima sotto il palazzo di via La Malfa, in Pomezia, ove abitava e lì lo ha aggredito con un bastone colpendolo violentemente al capo tanto da fracassargli la scatola cranica.
All’arrestato viene contestato l’omicidio premeditato e aggravato perché “si appostava sotto l’abitazione di Nirta Giuseppe e all’arrivo della vittima lo colpiva al capo con un corpo contundente cagionandogli ferite lacero contuse localizzate in sede frontale e la frattura pluriframmentaria della teca cranica, da cui derivava la morte, con l’aggravante dell’aver agito con premeditazione, mosso da futili motivi ed approfittando dell’orario notturno”. (askanews)