“In merito al disegno di legge “Buona Scuola”, approvato di recente alla Camera, esprimo forte preoccupazione per le ricadute che si avrebbero in Calabria qualora il testo non venisse modificato; pertanto – afferma il capogruppo di ‘Oliverio Presidente’ Orlandino Greco – ho chiesto l’inserimento della discussione sulla tematica al prossimo ordine del giorno del Consiglio regionale. Non si possono ignorare – aggiunge – le ragioni di una protesta così forte che coinvolge le parti sociali, le associazioni, i docenti, gli studenti e i genitori. In alcuni articoli del disegno di legge, si evidenziano violazioni gravi dei diritti fondamentali riconosciuti dalla Carta Costituzionale, quali il diritto allo studio e la parità di ogni cittadino dinanzi allo Stato”. Ancora Greco: “Basti pensare al 5 per mille delle dichiarazioni dei redditi che ogni genitore potrà destinare alle singole scuole, stralciato alla Camera ma ancora in discussione per un inserimento futuro, che creerebbe delle disuguaglianze tra scuole dove le sensibilità economiche sono diverse, legittimando una sperequazione di diritti che la scuola pubblica dovrebbe invece eliminare. I superpoteri concessi ai dirigenti determineranno in modo unilaterale le politiche scolastiche del proprio istituto in termini di valutazione dei docenti di scelte delle risorse umane e di gestione delle risorse economiche. A questo si aggiungono finanziamenti alle scuole private, detraibilità per i costi di tali scuole, school bonus, fondi tramite sponsor, che renderanno la scuola pubblica di una regione come la Calabria molto più debole di quella di una regione più ricca”. Conclude Orlandino Greco: “La scuola ha bisogno di essere riformata, ma non esiste che uno studente calabrese abbia meno opportunità di uno studente piemontese e che non venga garantita la collegialità nelle politiche scolastiche degli istituti. L’auspicio è che il Consiglio regionale recepisca questa mia iniziativa e si faccia promotore di una forte protesta verso il Governo al fine di rivedere i punti nevralgici di questa riforma che così concepita mette a rischio la scuola pubblica e il diritto allo studio”.
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