Anche stavolta si parla di malasanità. Un fatto eclatante raccontato dalla stessa protagonista al Messaggero. I fatti risalgono alla primavera del 2013. Per i medici non c’erano speranze: “Signora, il feto è morto. Dovrebbe abortire”. Per lo staff sanitario del pronto soccorso del Fatebenefratelli, a quella donna giunta in ospedale con perdite ematiche durante le prime settimane di gravidanza, altro non restava che ”il raschiamento, già alla quinta settimana”. Ma lei, la romana Maria S., che vive all’Eur, un figlio, sposata, ha deciso comunque di procedere per la sua strada. E sembra che l’istinto materno l’abbia portata alla decisione più saggia. Continuare la gravidanza, e così è stato fin quando 3 mesi fa ha dato alla luce proprio “quel feto morto” , nato con parto naturale e in perfette condizioni di salute. Come racconta il Messaggero in un articolo firmato da Adelaide Pierucci, ora è pronta la denuncia all’ospedale dell’Isola Tiberina da parte di questa madre:
“Oggi chiede giustizia e, visto che il reato di tentato omicidio colposo non può essere contestato, ha deciso di puntare al risarcimento dei danni morali: ‘Non si può precludere la vita di un bimbo innocente per una superficialità’ chiarisce, assistita dall’avvocato Pietro Nicotera, che per lei ha indirizzato all’ospedale la lettera con cui preannuncia l’azione legale”
Il 4 aprile scorso la donna si era presentata in ospedale a causa di alcune perdite ematiche, :”‘Signora, ha avuto un aborto interno’ le dice una dottoressa ‘Non c’è traccia del battito in ecografia. E anche se alle prime settimane di gravidanza, alla quinta bisognerà procedere col raschiamento. Consigliamo il ricovero. Se vuole lo disponiamo subito”.
Alla donna viene consigliato in alternativa all’intervento di assumere un farmaco , farmaco che però la donna forse spinta dal suo stesso fiuto, ha preferito aspettare e non ingerire. Decide così di fare una ulteriore visita ed ecografia, ecografia che scioglie ogni dubbio: il cuore del piccolo batte e la gravidanza va avanti.
“l mio bambino è nato il 2 dicembre del 2013″, racconta ora Maria. ‘Pesava tre chili e mezzo. Ho avuto una gravidanza e un parto naturale sereno. E ogni volta che mi soffermo a guardare il mio piccolo mi rendo conto del pericolo scampato. Se non avessi seguito il mio istinto sarei stata io stessa la carnefice di mio figlio. Ecco perché sono sempre stata convinta che un’azione legale fosse un’iniziativa non solo giusta, ma doverosa. Nei pronto soccorso il personale deve essere altamente qualificato. Non si può sbagliare con la vita”.