Da qualche giorno si è festeggiata, con seppur qualche tafferuglio e scompiglio soprattutto a Milano e Torino, ove si sono accalcati dei manifestanti dei centri sociali, la ricorrenza del primo Maggio ovverosia quella che in origine era la festa dei lavoratori. Ecco giustappunto era ; fra appelli del Presidente della Repubblica, oramai alquanto stereotipati con quel senso di già sentito, all’inerme parlamento nel quale chiede con perentoria voce “creiamo più posti di lavoro”, alle sigle dei sindacati che sembrano per una volta concordi che il problema lavoro sia la cosa più rilevante sulla quale occorre agire immediatamente. Già immediatamente, ma nulla si muove; stante mesi di decantate riforme sul mercato del lavoro con annessi incentivi, la disoccupazione si attesta secondo gli ultimi dati Istat all’ 11,7% e quella giovanile al 34,1%. Quest’ultima in leggera flessione rispetto al febbraio e Marzo 2016. Eppure l’Italia dopo la Grecia è la nazione con il maggior numero di disoccupazione giovanile e di Neet, cioè coloro i quali non cercano lavoro, quindi una occupazione e abitano con i rispettivi famigliari. L’Italia ancora una volta fanalino di coda; ma non è tutto difatti, le cose peggiorano maggiormente al Sud più precisamente in Calabria, ove la disoccupazione, la più alta in Europa si attesta nientemeno che al 58,7%, fanno peggio solo Ceuta e Melilla con percentuali superiori al 60% ma in terra africana!. Giovani fuggiaschi in cerca di fortune si diceva un tempo. Già perché oramai vivere al Sud per un giovane è sempre più arduo, e si è costretti ad emigrare in cerca di fortune e occupazioni che diano perlomeno quel tozzo di pane per poter campare dignitosamente. Giovani con talento che potrebbero dare molteplici risorse al proprio luogo, ma non gli vengono concessi gli strumenti idonei per farlo. In un sud che avrebbe bisogno di essere “rinvigorito” e rinfrancato dalla possanza giovanile, e che invece a causa di mala gestione politica sia locale che nazionale (l’annosa questione meridionale), si avvia verso un progressivo spopolamento che pare inesorabile. Perché in Calabria ed al Sud il lavoro è da sempre ed ora più che mai una chimera. Per una terra da tanti, anzi da troppi dimenticata e bistrattata.
Francesco a Grossi